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Il motivatore di Ranocchia: “Andrea tiene da morire all’Inter. L’ambiente e Spalletti…”

Le parole del motivatore Stefano Tirelli sul difensore dell'Inter

Gianni Pampinella

Con l'assenza di Miranda al centro della difesa, domenica Andrea Ranocchia avrà l'occasione di riscattarsi contro il Chievo. L'avventura del difensore con la maglia dell'Inter non è mai decollata del tutto, dopo alcune stagioni da dimenticare, Ranocchia si rivolge a un motivatore, Stefano Tirelli. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Tirelli spiega  il lavoro che ha svolto insieme al giocatore nerazzurro.

Tirelli, lei è docente all’Università Cattolica in Tecniche complementari sportive. Quando e perché Ranocchia è venuto a cercarla?

«Due estati fa. Si sentiva smarrito, come se avesse perso la percezione delle sue qualità. Sapeva di avere commesso errori non da lui e l’ambiente che gli dava contro non l’ha certo aiutato. Era ai confini della depressione, anche perché all’Inter tiene da morire».

Che tipo di lavoro avete fatto insieme?

«Siamo partiti dal Ranocchia uomo, soprattutto parlando. Doveva ritrovare il sorriso. Poi siamo passati al Ranocchia atleta e calciatore, concentrandoci sui mezzi fisici e mentali sia con la kick energy, metodologia per attivare i canali energetici tramite tecniche di lotta tra la kick boxing e il savate, sia facendo un lavoro di digito pressione».

Quanto crede che nell’ultimo anno abbiano pesato l’esperienza in Premier e l’incontro con Spalletti?

«Avendo lavorato anche nel Chelsea, gli ho consigliato di confrontarsi con un calcio in cui si lotta nel rispetto degli altri. In Premier ci sono spogliatoi senza acqua calda. Si immagina la reazione di un calciatore italiano? Lì invece, zitti e pedalare. E anche il clima, specie nella sperduta Hull, è fatto per temprarti. Spalletti? Andrea lo adora, dice che finalmente l’Inter ha trovato un maestro di calcio».

Come ha trovato Andrea nell’ultimo incontro?

«Ci siamo appena visti. E’ carico e teso nel modo giusto. Sente la gara perché non gioca titolare da mesi. Sa che c’è diffidenza ma tiene davvero a questa maglia. Ovvio che il passato un po’ gli resti dentro, però deve pensare che da due anni dà l’anima in ogni cosa che fa».

(Gazzetta dello Sport)