- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
primo piano
In questo momento lungo e negativo dell'Inter, nessuno della società è riuscito a metterci la faccia. In casa nerazzurra non è chiaro chi avrebbe dovuto parlare, visto che la proprietà è assente, mentre i dirigenti presenti a Milano sono spesso defilati. Il volto dell’Inter sarebbe potuto essere quello scavato e sofferente di Sabatini, quasi perfetto non fosse rimasto prigioniero del suo stesso contratto. Non lo stipendia l’Inter ma Suning, dunque non può parlare a nome del club nerazzurro. E l’ad Antonello? È un uomo di governo interno, dicono. E Zanetti? Mistero. È un vicepresidente incaricato di rappresentare l’Inter in Europa e nel mondo, ma l’Inter in Europa non ci va da anni e nel mondo lo fa solo per i progetti di Inter Campus e delle Accademie. Progetti meravigliosi, ma secondari.
Come lo è il settore giovanile, che continua a ben figurare perché è per definizione al riparo da ogni tempesta.
La voce di riferimento dell’Inter può essere solo quella del suo proprietario, in questo caso Zhang Jindong, che però rimane sullo sfondo lontano di Nanchino. La beffa è che avrebbe il perfetto carisma per governare il club, ma evidentemente non ha né il tempo né l’interesse. Dovrebbe far riflettere che la cerimonia di acquisto si sia tenuta in Cina: non in Italia, non al Meazza, né alla Pinetina. Ogni rapporto inizia con una stretta di mano, dopo la quale si prova ad andare d’accordo. Ma Zhang si è mai davvero presentato? Molti sostengono che debba essere Spalletti a parlare per il club, perché così è andata quando l’Inter ha vinto. Ma questa è una mezza verità: Mourinho, per dire, poteva appoggiarsi sulla voce di Moratti. Ai tempi parlavano i due capi, quello della società e quello della squadra, ora è rimasto solo il secondo, Spalletti, a cui si può imputare una formazione sbagliata, un gioco non brillante, ma non un errore oltre la sua competenza. Non può coprire uno sbaglio che sta sopra di lui.
(Libero)
© RIPRODUZIONE RISERVATA