Paul Ince, vecchia conoscenza nerazzurra, in occasione dell’accesissimo confronto tra Manchester United e Liverpool di lunedì - e lui è ex di entrambi le squadre - ha parlato in un’intervista rilasciata a The Indipendent: “Prima di una partita così, sei nel tunnel. Sai cosa sta per succedere e sei pronto a dare tutto. L’adrenalina inizia a pompare e tu pensi a tutte le possibilità, assapori le aspettative, senti la pressione. In Italia non usavamo parlare con i giocatori della squadra avversaria, è inquietante. Sei lì in piedi e nessuno parla. Ora i giocatori degli stessi paesi si abbracciano prima della gara anche se giocano in club rivali”, ha sottolineato.
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CON KEANE – “Io e Roy Keane siamo ancora molto amici. Era un giocatore fenomenale, abbiamo collaborato tantissimo allo United. Ma tutto ad un tratto io ero al Liverpool quindi quando ci siamo incrociati sul campo sapevo cosa stava pensando e cosa pensavo io. “Assicurati di non perdere questa battaglia, si deve vincere, se non lo fermi, ti supera”, pensavamo”.
DERBY E SPIRITO DI APPARTENZA – “Tu non capisci la rivalità e la storia tra i due club a meno che non sei un sostenitore o fino a quando effettivamente non giochi in una delle due squadre. Si è cambiata molto questa rivalità, perché entrambe le squadre hanno tanti giocatori stranieri. Ci vuole più tempo per i giocatori provenienti dall'estero, senza attaccamento emotivo, a capire cosa significa se non si ha un po' di gente che è del posto nello spogliatoio. Allo United ho giocato con Scholesy, Giggsy, Nicky Butt e le Nevilles, così come altri ragazzi più esperti. A Liverpool, c'era Robbie [Fowler], Macca [Steve McManaman] e Jason McAteer. Non potevi perdere. Quando si perdeva tutta la città stava male. Ora è tutto più pragmatico. Sarebbe stato difficile passare dal Manchester United al Liverpool direttamente. Il fatto che io abbia prima giocato due anni a Milano, nell’Inter, ha reso le cose molto più facili di quanto sarebbe stato altrimenti”.
IL NERAZZURRO DELLE COSE – “Mi sarebbe piaciuto restare a Milano. Avevo tre anni di contratto ed era appena arrivato Ronaldo. Ho amato giocare con lui, ma per la mia famiglia ho deciso di tornare in Inghilterra. Se fosse stato solo per il calcio probabilmente sarei ancora oggi in Italia. Quando sono rientrato in Inghilterra, il Liverpool è stato il club per me perché ha insistito per avermi. Inizialmente non avevo mai voluto lasciare il Manchester, ero stato lì sei anni e stavo rinegoziando il mio contratto per altri quattro anni, ma poi lo United ha trovato un accordo con l’Inter, non ho spinto io per quel trasferimento, stavo bene a Manchester ed ero felice. Quando ho deciso di lasciare Milano, lo United aveva un’opzione su di me. Ma non l’hanno usata. Così se arriva un grande club come il Liverpool che fai? Non avevo intenzione di dire: “Non ci vado al Liverpool perché temo quello che diranno di me i tifosi dello United. Non puoi vivere in quel modo". Sono più forte di quello. Mentre stavo passando al Liverpool non mi è mai passato in mente. Avevo passato sei anni meravigliosi allo United. Ma loro non mi volevano. Così ho dovuto andare avanti".
LO UNITED - "Nessuna mancanza di rispetto per van Gaal, ma il gioco con lui era troppo lento e metodico. Lo United non ha segnato abbastanza gol. Mourinho sta impiegando un po’ di tempo per portare un po’ di stile nuovo rispetto al modo in cui giocava la squadra. Non credo possano vincere il titolo, può stare lì tra i primi posti, ma sono più indietro rispetto agli altri club e credo che Mou lo sappia. C’è molto lavoro da fare, ma lui è uno tra i più grandi allenatori di tutti i tempi. Il Manchester ha speso diversi soldi e ha aumentato le sue aspettative ad un livello ragionevole. Trovare una posizione a Pogba, che è costato 89 mln di sterline, sarà un problema che inciderà sul risultato delle partite fino a quando non sarà risolto”.
(Fonte: The Indipendent)
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