Tra i primi a chiamare Romelu Lukaku dopo la vittoria dello scudetto, l'ex Inter Adriano ha parlato della chiacchierata con Big Rom in una intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole: "Mi sono congratulato e l’ho invitato qui a Rio quando sarà finita la pandemia. Glielo ripeto: Rome, sei ospite a casa mia, insisto!».
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Inter, Adriano: “Lukaku mio erede, mai dubitato dello scudetto. Ricordo un coro…”
Le parole dell'ex attaccante nerazzurro ai microfoni della Gazzetta dello Sport
Adriano, ci parli del filo che vi unisce.
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«Beh, Romelu è molto simile a me da tutti i punti di vista, non solo per la forza fisica e il piede sinistro, ma anche per l’umiltà e il legame fortissimo che ha con la sua famiglia. È un giocatore unico e tecnico, nessuno riesce a fermarlo. Immaginate per un attimo io e lui in campo insieme... Mamma mia!».
Ma dove è nata questa amicizia tra numeri 9?
«Ci siamo conosciuti attraverso una live su Instagram organizzata dall’Inter durante il lockdown, prima non ci eravamo mai parlati. Da quel giorno abbiamo iniziato a mandarci alcuni messaggi, lui parla anche il portoghese. È una potenza in campo e un incredibile essere umano fuori. Sono molto orgoglioso che sia ormai diventato il mio “erede”».
Lukaku a parte, come ha vissuto questa cavalcata nerazzurra?
«Non vedo tante partite anche perché, quando capita, sono molto nervoso come i veri tifosi, ma ho accompagnato tutta la stagione a distanza e ho brindato con la mia famiglia per il tricolore: è stato bellissimo. Non ho mai dubitato che finisse così, con la vittoria».
Qual è il segreto di questa squadra per lei?
«Erano tutti molto concentrati sull’obiettivo. E sono un gruppo veramente unito, fa tutta la differenza del mondo: quando ci sono queste caratteristiche, alla fine una squadra vince».
Lei contro Conte giocava anni fa: è sorpreso di vedere una leggenda juventina diventare il nuovo idolo nerazzurro?
«Non sono assolutamente sorpreso: ricordo bene Conte giocatore e il Conte allenatore è sotto agli occhi di tutti. Faceva e fa il suo mestiere in maniera davvero eccellente».
Di scudetti ne ha tre in curriculum: ce n’è uno a cui è più legato?
«Non c’è una preferenza, sono affezionato a tutti perché sono stati importanti per me. L’Inter rimane una parte della mia esistenza, sono davvero orgoglioso di aver fatto parte di questa grande storia. E il tifo nerazzurro è incredibile: l’ho amato e lo amo ancora».
Cosa le manca di quei tempi in campo?
«Entrare e ascoltare i cori che hanno creato per me: non ha prezzo e non è paragonabile a niente. Ne ricordo ancora uno: “Che confusione, sarà perché tifiamo / un giocatore che tira bombe a mano / siam tutti in piedi per questo brasiliano / batti le mani che c’è in campo Adriano”».
Vuole mandare un messaggio a qualcuno dei suoi compagni di allora?
«A Zanetti, un grandissimo amico e una brava persona. Complimenti per il ruolo che svolgi adesso e per il lavoro che fai, Javier. Lo scudetto è il meritato premio. E spero di riabbracciarti presto».
Tra i suoi compagni di una volta ce n’è in campo ancora uno a Milano...
«Zlatan è veramente incredibile. È focalizzato al 100% su quello che fa, non mi sorprende che sia ancora lì a lottare».
E sul futuro poco chiaro dell’Inter che pensa?
«Posso solo dire che questa squadra può fare una grande Champions con Conte in panchina, la strada è tracciata».
Il suo presente, invece?
«Sono felice per una novità. Sono entrato a far parte della Walk of Fame del Maracanà, che riunisce tutti i più grandi del calcio brasiliano. Un vero orgoglio».
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