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Inter, calo dei singoli e calo di squadra. Approcci no e parole spiazzanti

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I nerazzurri nel girone di ritorno hanno trovato diverse difficoltà fisiche che poi sono diventate anche mentali: lo confermano anche certe dichiarazioni

Eva A. Provenzano

Una flessione così non era neanche pensabile. Non quando tutte le cose andavano bene. Il gioco dell'Inter brillava come non faceva anche nei momenti migliori e i risultati erano quelli attesi. Nonostante tutto, nonostante gli addii estivi. La squadra nerazzurra per mesi ha fatto un calcio appassionante quanto dispendioso. Forse per questo, nel momento cruciale della stagione, si è persa e imbrigliata in difficoltà che sembrano insormontabili.

I due pareggi contro Torino e Fiorentina hanno certificato il momento no. Senza Brozovic la squadra sembra smarrita, ma anche con lui in campo erano arrivati segnali di cedimento. 7 punti nelle ultime 7 gare. Nel girone di ritorno, nelle undici gare giocate, di punti ne sono stati totalizzati 14. Nel girone di andata, i punti fatti nelle prime 11 partite erano stati 24. Anche se le squadre rivali non sono state affrontate nello stesso ordine per via del calendario asimmetrico.

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Calo di squadra, calo dei singoli

L'involuzione che è arrivata è stata accentuata dalle difficoltà individuali. L'assenza di Brozovic, dicono, non spiega tutto. Le difficoltà di Lautaro sono state le più evidenti: si è preso una pausa di otto giornate in campionato prima di tornare a segnare una tripletta, con la Salernitana. E un gol lo ha segnato nella vittoria contro il Liverpool ad Anfield mentre era rimasto a digiuno nelle sette gare precedenti della CL. Da quella partita l'Inter poteva trarre grandi motivazioni nonostante l'eliminazione dalla Coppa perché aveva giocato alla pari contro una formazione che in Premier sta dando dimostrazioni di forza. E invece no. Neanche quella vittoria particolare è riuscita a dare la scossa. Non è partita dai singoli.

Calhanoglu che nelle prime 19 giornate aveva segnato sei gol e aveva anche fornito 9 assist, ha fornito il suo decimo passaggio vincente di stagione nel derby contro il Milan. Poi non è stato più decisivo. Barella non è stato più lui, i suoi assist, otto all'andata, non ci sono più stati nel girone di ritorno fino alla gara contro la Salernitana, quando ne ha dati due ai suoi compagni in attacco. Tante volte è stato vicino al gol, ma ne ha segnati due in totale. Ci è andato ad un passo anche contro la Fiorentina. Come Sanchez. L'uomo che ha regalato la Supercoppa all'Inter contro la Juventus è riuscito a raddrizzare la gara col Torino e a conquistare un punto. Con i viola ha dovuto fare i conti col piedi di Biraghi, proprio lui, visto che l'Inter non fa mai le cose a caso. Un gol del cileno mancava da 8 partite e non era arrivato dal 17 dicembre. Nelle undici gare del girone di ritorno disputate, in 349 minuti collezionati in Serie A, ha segnato appunto solo un gol.

Dzeko nel girone di andata aveva segnato 8 gol e due assist, 7 nelle prime undici giornate. Nel girone di ritorno, dopo lo stesso numero di giornate ha segnato 4 gol e fornito 4 assist. Con Lautaro l'intesa è da rivedere e spesso l'argentino è sembrato sofferente per il modo in cui viene impiegato, accanto al bosniaco. Il calo di squadra, i punti che mancano dipendono ovviamente dal calo dei singoli. Si può spiegare con i tanti impegni, con il calendario asimmetrico e con la naturale stanchezza di una stagione.

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Neanche mister Inzaghi è riuscito a riprendere in mano la situazione finora. Ha preferito non cambiare neanche quando gli è mancato il suo uomo migliore e non avendo un'alternativa naturale a Brozo ha provato in quel ruolo prima Barella, poi Vecino, poi Calhanoglu. Non è stato uguale. Una delle cose più evidenti in tempi di crisi sono gli approcci spesso non all'altezza dell'obiettivo che ci si poteva porre ad inizio stagione. La squadra non entra più in campo con lo stesso piglio che aveva, si rifà sotto nei secondi tempi quando è ormai troppo tardi per ribaltare la partita. Anche perché la concretezza sotto porta è sempre stata una mancanza. Tante occasioni create e pochi gol segnati rispetto a quanto costruito. E sono arrivati in campo piccoli ma significativi atteggiamenti che dimostrano la mancata compattezza. Così l'Interha perso punti nel momento in cui le rivali i punti hanno iniziato a farli.

Si sono palesate una serie di difficoltà fisiche che evidentemente la squadra non ha saputo reggere nel momento cruciale della stagione. E dal fattore fisico al fattore mentale è stato un attimo. Un calo che viene raccontato dai protagonisti con mancanza di serenità, di leggerezza, addirittura di entusiasmo (lo ha detto proprio il mister). Come se ci fosse qualcosa di più entusiasmante che difendere lo scudetto, rivincerlo dopo un anno, nonostante gli addii e nonostante tutto, in uno dei campionati più avvincenti degli ultimi tempi. I punti di differenza dalla capolista potenzialmente sono tre. Ma se si parla di entusiasmo da recuperare forse la rassegnazione ha già vinto.

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