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La soddisfazione per i tre punti raccolti non ha alleviato la rabbia di Antonio Conte per un finale di gara che l'Inter aveva il dovere di gestire diversamente. Il Corriere dello Sport racconta quanto accaduto al triplice fischio del match con il Sassuolo: "Coloro che ieri, dopo il 90', erano nei paraggi dello spogliatoio dell’Inter al Mapei Stadium assicurano che Antonio Conte non si è affatto goduto la vittoria contro il Sassuolo. Qualche segnale che non fosse contento del pessimo finale offerto dalla sua formazione lo aveva dato urlando come un ossesso durante la rimonta dei neroverdi e tirando un calcio a una bottiglietta d’acqua prima di rientrare frettolosamente nel tunnel. Non ha buttato per terra il cappotto o la giacca in stile Allegri-Hulk, ma a bordo campo era assai su di giri, con i piedi sulla linea laterale nonostante la sindrome influenzale che lo ha portato a non parlare con i giornalisti. La febbre che lo ha colpito (particolare curioso: anche il suo braccio destro, Lele Oriali, era ko e sabato non è salito sul pullman diretto a Reggio Emilia) non gli ha però impedito di fare una bella “ramanzina” ai calciatori. I tre punti conquistati e la quarta affermazione su quattro in trasferta (nessuno come i nerazzurri) ai suoi occhi sono passati quasi in secondo piano rispetto ai quei 20’ finali nei quali non c’è stata una flessione, ma un crollo e ha incassato due gol con una facilità disarmante. Il tecnico pugliese quasi non credeva a ciò che vedeva perché aveva temprato un'Inter di ferro, che per lunghi tratti aveva resistito alle “fiamme” di Barcellona e alle “bordate” della Juventus".
Negli spogliatoi anche la dirigenza, come sottolinea il quotidiano: "I dirigenti hanno ascoltato la reprimenda di Conte alla squadra con l’animo più leggero per i tre punti e anche con un filo di compiacimento perché in passato un'affermazione così sarebbe stata salutata con un sospiro di sollievo per la beffa evitata, mentre adesso viene accolta con un filo di delusione per il crollo degli ultimi 20’. Un segnale chiaro che, grazie ad Antonio, l’asticella si è alzata".
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