Lunga chiacchierata Ivan Ramiro Cordoba insieme a Javier Zanetti su Instagram. Questo il racconto del colombiano: "Adesso sto gestendo il mio patrimonio, cerco di seguirlo con più calma. Quando giocavo mi fidavo delle persone che fanno questo di mestiere, ora che ho tempo riesco a farlo io da vicino. Sto lavorando ad un progetto di un centro commerciale in Colombia. Lo stiamo portando avanti, è un bel progetto".
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Cordoba: “Nei momenti più duri io e Zanetti ci aiutavamo a vicenda. Madrid? La notte prima…”
Le parole dell'ex difensore e vicecapitano della squadra nerazzurra
ARGENTINA - Quando ho giocato in Argentina è stato molto difficile dal punto di vista dell'allenamento, ricordo le sedute in spiaggia e sulle montagne. Mi sono chiesto più volte se sarei stato capace di affrontare quel percorso. Piano piano mi sono adattato e tutto quello che mi ha dato il calcio argentino mi è servito tantissimo, mi ha dato la sicurezza di arrivare in Italia e la possibilità di far bene dal primo momento. Sono arrivato in una squadra pazzesca, con giocatori incredibili. Mi dicevo "vado a giocare con Zanetti, Zamorano, Vieri, Roberto Baggio...". E' stato bellissimo, sono stato accolto in un modo speciale".
INTER - "Quando sono arrivato all'Inter mi sono rapportato con persone che amavano tanto l'Inter. Da Moratti a tutti gli altri, che respiravano l'Inter e ti trasmettevano quello, facendoti giocare non solo per professionismo. Nei momenti più duri io e te (Zanetti, ndr) ci davamo una mano a vicenda".
SIENA 2010 - "Ricordo che dall'albergo si vedeva lo stadio. E' stato fantastico. Io stavo recuperando dall'infortunio subito contro la Roma in Coppa Italia, ma ero con la squadra. Quella mattina andai presto ad allenarmi in campo e iniziai ad immaginare tante cose. E' stato tutto bello come pensavo. Penso che sia stato il traguardo giusto per un gruppo che si è sempre dimostrato grande".
TRIPLETE - "Doveva andare così. C'era un gruppo davvero forte, poteva continuare a vincere ancora, ma il calcio è così. Lottavamo fino in fondo l'uno per l'altro. A noi dava tanta sicurezza Mourinho, avendo vissuto tante situazioni che per noi erano nuove. A Barcellona ad esempio ricordo il suo atteggiamento: sembrava stessimo per giocare un'amichevole, voleva stemperare la tensione. Era con le gambe stese sulla scrivania e rideva per farci rilassare. Anche il suo metodo di allenamento ti faceva andare in campo con l'idea di fare qualcosa di nuovo che portava sempre risultati. Ogni giocatore, anche se doveva giocare un minuto solo, dava più del 100%. Abbiamo litigato tante volte, ma guardavamo avanti. Negli anni bui ci dicevamo sempre "prima o poi dovremo vincere qualcosa per ringraziare i tifosi per come si comportano con noi", era il nostro scopo".
ASADO - "E' stato quel tipo di psicologia che serve, lo abbiamo sempre fatto nei momenti più difficili. Nei momenti così così ci raccoglievamo per ripartire. Ci compattavamo. Era bellissimo. A parte che l'asado era spettacolare (sorride, ndr). Samuel lo cucinava benissimo, io ho cercato di imparare qualcosina da lui. Una delle prime volte che ho mangiato asado è stato cucinato da tuo padre (Zanetti, ndr) ed era il migliore che avessi mangiato".
FUTURO - "Tutti si chiedono se si giocherà o meno. La cosa più importante è la salute. Se c'è modo di giocare in sicurezza va bene, altrimenti penso sia molto delicato. In Colombia hanno allungato la quarantena fino al 26 maggio. All'inizio hanno preso decisioni drastiche, ma hanno funzionato. Le persone più anziane sono state messe subito in quarantena. In 20 giorni hanno chiuso tutto e il virus sembra sia stato abbastanza controllato. Ora pensano a riaprire per settori, per far girare un po' l'economia, però sarà una questione di responsabilità individuale".
MADRID - "La notte prima è stata terribile, il tempo non passava. Santa Rita però ci ha fatto un grande regalo. San Siro era strapieno alle 6 del mattino ad attenderci al rientro. Noi in quel momento non ci rendevamo conto di quanto importante era ciò che avevamo fatto".
ULTIMA PARTITA - "Molto bella, molto intensa. La cosa buffa è che avevo preso la decisione 4-5 giorni prima, perché avevo problemi al ginocchio e i tempi di recupero sarebbero stati lunghi se mi fossi operato. Dissi "voglio che il derby sia la mia ultima partita, ma voglio tenerlo tra di noi per non distogliere l'attenzione dal risultato. Spero solo di poter entrare, anche 5 minuti". Entrai in campo per il riscaldamento e vidi tutti con la maglia numero 2 in mio onore... (ride, ndr)".
ZANETTI - "Per noi ex compagni di squadra è sempre una grande emozione vederlo all'Inter ancora adesso. Continua ad essere un punto di riferimento, conferma che il lavoro paga sempre. E' un punto di riferimento dell'Inter nel mondo".
TEAM MANAGER - "E' stata una bella esperienza. Ti aiuta a cambiare il chip e per questo ci vuole un po' di tempo".
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