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Che sia chiaro, l'Inter non è una squadra prevedibile e ce l'ha scritto nel dna. Perché infatti chi si aspettava che a inizio campionato arrivasse nelle prime due partite, quelle che hanno preceduto la prima sosta, contro Sassuolo e Torino, solo un punto? Si parlava da mesi di anti-Juve e la Juve invece è andata dritta come un treno.
Subito dopo il rientro dalle Nazionali, con il Bologna, in trasferta, erano arrivati i tre punti e un sospiro di sollievo. Tre a zero e sembrava che il mondo ricominciasse a girare nel verso giusto. Persino Candreva, lontanissimo dai colori interisti in estate, si era ripreso il suo posto.
Solo che poi a San Siro è arrivato il Parma, vuoi la direzione di gara (passata sotto silenzio), vuoi che un giocatore di proprietà nerazzurra, Dimarco, si inventa il gol più bello della sua giovane carriera, e arriva una sonora sconfitta che manda al tappeto gli uomini di Spalletti. 4 partite e 4 punti, un rendimento da parte basse della classifica. Serviva una svolta per ridare un senso a tutto quanto di buono era successo in estate.
E allora quale migliore occasione che dare tutto nella prima gara del girone di Champions? C'era chi aspettava di giocarla da anni la partita contro il Tottenham, che fino ad un certo punto sembrava durissima ed è diventata invece una favola quando Vecino l'ha presa ancora.
Da lì anche in campionato sono cambiate le cose: vittoria contro Samp, Fiorentina, Cagliari e Spal e tutte arrivate grazie ad un piglio che non si era visto nelle prime giornate, un carattere che "la mia Inter non aveva e ora ce l'ha ed è importantissimo", ha sottolineato nelle scorse ore l'allenatore.
Importantissimo perché adesso viene il bello. E basta guardare il calendario: nessun calcolo, tanto con la squadra nerazzurra è per definizione impossibile, ma basta dare un occhio alle prossime partite in calendario per capire che ci sarà da tenere duro, da soffrire e uscirne indenni, ci sarà da stringere i denti perché dopo la pausa arriverà un forcing che metterà alla prova la rosa interista e si capirà veramente di che pasta è fatta.
Quando finirà la pausa per le Nazionali arriveranno tutte di fila il derby col Milan il 21 ottobre (e quella è sempre una gara a parte), il 24 ottobre la trasferta al Camp Nou (dove l'Inter di Mou riuscì a fermare l'armata di Guardiola nel 2010) contro il Barcellona che poi sarà ospite al Meazza il 6 novembre. Di mezzo la partita con la Lazio (che magari vorrà vendicarsi di essere stata beffata nell'ultima gara della scorsa stagione, quando in CL è andata proprio l'Inter a sue spese) e il Genoa, forse più abbordabile (ma chi può dirlo, Piątek è il capocannoniere della Serie A). Una serie di partite che possono mettere davvero alla prova chiunque e gli uomini di Spalletti dovranno mettercela tutta anche perché poi arriveranno ancora altre sfide importanti prima della fine del 2018, ci saranno da affrontare ancora tra le big, in ordine, Roma, Juventus e poi Napoli (A Natale!) e sarà da completare il girone di Champions con il Tottenham da affrontare a Londra il 28 novembre e il PSV tra le mura di casa l'11 dicembre.
Pausa ma non troppo insomma, perché non c'è da rilassarsi, serve piuttosto prendere la rincorsa, arrivare carichi a quello che sarà il momento della verità, il cuore della stagione, l'ora in cui conteranno energie e carattere, la voglia di lottare punto su punto e conterà la reazione nei momenti no, quella che si è vista quando la squadra è andata sotto e ha cercato di recuperare: "Una caratteristica che hanno poche squadre e la mia non ce l’aveva ed è una cosa che dobbiamo mantenere", per dirla con le parole del mister.
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