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Sono passati solo sei anni dall'ultima gioia dell'Inter in Europa, ma paiono una vita. Dopo essere salita sul tetto d’Europa (e subito dopo in cima al mondo) a 45 anni dall’ultimo trionfo, l’Inter ha infilato una serie di euro delusioni culminata con l’imbarazzante tracollo di ieri nel deserto del Negev. Un’eliminazione già nel girone della coppa più «sfigata» però non si era ancora vista (aveva superato la prima fase di Champions o Europa League in tutte le ultime 10 partecipazioni). Un tonfo generato dall’esigenza di tenere fuori lista tanti big per il fair play finanziario, aiutato da un sorteggio non benevolo per una testa di serie e provocato da prestazioni pessime.
Da campione in carica, con Rafa Benitez nel 2010-11 l’Inter supera il girone di Champions, ma pesca proprio quel Bayern battuto pochi mesi prima nell’apoteosi del Bernabeu. In panchina c’è Leonardo, subentrato allo spagnolo. Nell’andata Gomez gela San Siro durante il recupero. Al ritorno un Everest, invece, Samuel Eto’o accende la speranza, poi l’Inter va sotto 2-1, ma nel finale Sneijder e Pandev firmano il capolavoro. Ultimi brandelli da Triplete, perché nei quarti c’è lo Schalke 04, tutti a pensare che la semifinale è già lì, invece i tedeschi vincono 5-2 al Meazza malgrado il doppio svantaggio firmato Stankovic (super gol da centrocampo a Neuer) e Milito. Altro giro altra corsa, con Claudio Ranieri. Negli ottavi c’è il Marsiglia, che al Velodrome apparecchia la beffa con Ayew, al 93’. Sempre Milito illude tutti nel ritorno, ma al 94’ - dato inquietante quello dei gol incassati all’ultimo - Brandao evita ai francesi il supplementare.
(Gazzetta dello Sport)
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