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“In tanti hanno fatto «oooh che meraviglia» dopo aver visto quante ne ha risolte Sommer all’Inter, asciugandosi le lacrime per l’addio di Onana che nessuno più rimpiange. Avevano dimenticato il muro eretto dallo svizzero contro l’Italia nelle qualificazioni mondiali 2022 e le prestazioni con Basilea e Borussia Monchengladbach”.
Tra i nerazzurri spicca anche Federico Dimarco, un calciatore che anche quest’anno sta dimostrando la sua duttilità.
“Galleggia tra difesa e mediana ma in realtà è attaccante aggiunto: prezioso come pochi non solo in Italia. Titolare azzurro insidiato da Udogie, Dimarco ha la corsa di un maratoneta veloce e il tiro di un trequartista. È stato anche schierato centrale di sinistra, ma a quel punto forse sarebbe stato meglio rinunciare alla difesa a tre. Carlos Augusto doveva essere un concorrente pericoloso ma la distanza tra i due pare aumentata. Rispetto ad altre facce da scudetto, Dimarco è più unico che raro”.
Fondamentale la regia di Hakan Calhanoglu:
“Uno dei migliori play d’Europa, il più simile ai prototipi Pirlo e Modric perché nell’animo è un 10 arretrato del calcio moderno, non il pivot che si fa difensore aggiunto. Non è al massimo, e l’Inter ne risente, ma con Lautaro è quello che più fa la differenza. Creativo, rapido d’esecuzione, tecnico eppure lottatore che si distingue in fase di marcatura. Forse soltanto De Jong ha le stesse caratteristiche d’impostazione, e un dribbling più insistito, ma perde tanti punti se deve stare davanti alla difesa dove, invece, Calha non ha rivali”.
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