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Dall’altro, a mettere pressione a Zhang nella ricerca di un acquirente: operazione fin qui infruttuosa, nonostante gli sforzi di Goldman, Raine e dello stesso Oaktree che continua attivamente a cercare vie d’uscita. L’escussione del pegno, ad oggi lo scenario incombente, sembra l’extrema ratio per il fondo che vede nella conversione di un credito in capitale azionario una significativa alterazione del profilo di rischio. Infine, Oaktree vuole che un eventuale nuovo prestito scada prima delle obbligazioni di Inter Media (415 milioni) cioè febbraio 2027. A quella data, sommando i due prestiti, la struttura societaria dell’Inter si ritroverebbe con quasi un miliardo da rimborsare.
Parallelamente, Zhang ha attivato da tempo diversi canali per ottenere un rifinanziamento del prestito da parte di un terzo finanziatore che consentirebbe di liquidare Oaktree, surrogandolo nella posizione creditoria. Negli ultimi giorni si è parlato di un accordo in dirittura d’arrivo col fondo californiano Pimco ma, secondo Bloomberg, le trattative potrebbero terminare con il classico nulla di fatto.
Arriva un socio?
—La terza via, per Zhang, potrebbe essere un socio che apporti i 400 milioni necessari a ripagare Oaktree e svincolare le azioni dell’Inter dal pegno e acquistare una quota da Grand Tower, uno dei veicoli lussemburghesi della catena di controllo nerazzurra. Con quale percentuale? Dipenderebbe, ovviamente, dalla valutazione assegnata al club. Ipotizzando di arrivare agli 1,2 miliardi di cui si parla, sottratto il debito finanziario dei bond (415 milioni) più la cassa disponibile e meno le perdite rinviate al futuro che gli azionisti dovranno ripianare (al netto delle riserve e di residui finanziamenti di Zhang) si arriverebbe intorno a 800 milioni, di cui 400 rappresenterebbero circa il 50%. Una soglia evidentemente critica perché la differenza tra 49% e 51% non sarebbe una sfumatura.
Difficile che un ipotetico cavaliere bianco (al momento non disponibile) accetti di salvare Zhang entrando in minoranza, anche se potrebbe tutelarsi con patti parasociali e blindando la governance: confermando in blocco il management, inserendo molti consiglieri nel board e assegnando paletti molto rigidi. Di solito i cavalieri bianchi dettano le condizioni.
Sono tutte ipotesi esplorabili, ma tutte difficili per mancanza di tempo e per l’assenza al tavolo, per ora, di un investitore di capitale", si legge sul quotidiano.
(Fonte: Corriere dello Sport)
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