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Il cambio di piani della famiglia Zhang non riguarda solamente l'Inter, ma tutti gli investimenti ritenuti non essenziali per l'attività principale del gruppo Suning, ovvero la vendita al dettaglio: il calcio, naturalmente, rientra in questa categoria. Come scrive il Corriere dello Sport, questa decisione obbligata riguarderà anche il Jiangsu, l'altro club gestito dagli Zhang: "La decisione di dismettere attività "non rilevanti", annunciata venerdì dal patron di Suning, non riguarda solo l'Inter. Secondo l'informato giornale cinese Titan Sports, è in vendita anche il Jiangsu, campione in carica, acquisito da Suning nel 2015 per 75 milioni. La notizia conferma un indirizzo che pareva già chiaro: abbandonare le attività legate al calcio, in madrepatria come – a maggiore ragione – all'estero".
"Le dismissioni di Suning non sono un caso isolato ma rientrano in un taglio complessivo di cui si hanno molteplici e non più equivocabili segnali: dalla rottura dell'accordo da 700 milioni per i diritti della Premier League, l'estate scorsa, alla sospensione delle trasmissioni della Serie A per mancati pagamenti della tv di Suning (PPTV), fino alle difficoltà finanziarie dell'Inter e al disimpegno dichiarato del suo azionista. Ma tutto questo è solo la punta visibile di un iceberg gigantesco".
"In un'economia pianificata ogni movimento di capitale è monitorato. Gli investimenti all'estero devono superare il vaglio del governo, fornendo l'evidenza che l'impiego di risorse sia conveniente. Forse i cinesi hanno sottovalutato le difficoltà del business calcistico, la lentezza con cui si crea valore finanziario e la mole di investimenti necessari. Certo, il Covid ha stressato tutti i piani, ma non è l'unica causa. Per anni l'avanzata cinese pareva inarrestabile in tutti i campionati: Inter, Aston Villa, Southampton, Sochaux, Slavia Praga, West Bronwich, tra gli altri, venivano acquisiti in successione da imprenditori poco conosciuti in occidente. Tutti investimenti rivelatisi, negli anni, un bagno di sangue, finché il governo ha detto basta. Il partito non ha riscontrato in patria benefici significativi tali da supportare un impiego di risorse ingente e non preventivabile. Inoltre, il gap tecnico tra calcio europeo e cinese non consente di utilizzare i club europei come veicolo per lanciare talenti locali all'estero. Anche le spese colossali per il calcio in patria sono parse eccessive e la Cina non è un paese in cui gli eccessi sono molto graditi. Meglio destinare risorse allo sviluppo interno di impianti sportivi e infrastrutture".
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