L'analisi del Corriere dello Sport sullo 0-0 ottenuto dall'Inter di Simone Inzaghi in Champions League contro la Real Sociedad
L'analisi del Corriere dello Sport sullo 0-0 ottenuto dall'Inter di Simone Inzaghi in Champions League contro la Real Sociedad. Ecco quanto evidenziato dal quotidiano dopo il secondo posto nel girone: "L'Inter ha trovato la sua Kryptonite: si chiama Real Sociedad. Che, anche nel ritorno a San Siro, dopo i segnali già lanciati a San Sebastian, si è confermata la squadra in grado di mettere in maggiore difficoltà i nerazzurri. Vero che il doppio confronto si è chiuso con un doppio pareggio, ma in questo modo gli spagnoli hanno vinto il girone, condannando Lautaro e soci, con ogni probabilità, ad un ottavo di fuoco. Nessun rammarico, però, per l’andamento della gara di ieri. Lo 0-0 – gli inzaghiani sono rimasti per la prima volta a secco in stagione – è la conseguenza di due squadre che non sono riuscite mai a rendersi pericolose, lasciando i portieri inoperosi.
Il merito degli ospiti, allora, è stato quello di aver impedito all’Inter di sviluppare il suo gioco, di costruire dal basso, cercando l’ampiezza o la verticalizzazione rapida. Fin quasi all’intervallo, i nerazzurri sono stati soffocati dal pressing e dal palleggio rapido degli avversari. Quando hanno cominciato a trovare qualche spazio, è mancata completamente la rifinitura. Nemmeno gli ingressi di Lautaro e Barella hanno dato la scossa. Anzi, forse è stato precipitosa la sostituzione di Thuram con Arnautovic. Il francese, infatti, seppure solo negli ultimi 10’ della prima frazione, è stato l’unico interista a creare veri grattacapi alla Real Sociedad. Fosse rimasto assieme a Lautaro, magari, avrebbe trovato la spalla giusta. Invece, nel finale, non c’è stato nemmeno verso si allestire un vero e proprio forcing. Gli spagnoli hanno continuato a difendersi con ordine, riducendo al minimo i rischi.
La verità, comunque, è che già al fischio d’inizio la Real Sociedad ha fatto capire le sue intenzioni: in tre dentro l’area nerazzurra a pressare. In Spagna era successo lo stesso. La differenza è che, almeno, l’Inter non è andata sotto. Per una mezz’ora abbondante, però, è rimasta in apnea, con gli ospiti che veleggiavano sull’80% di possesso palla. Lasciare l’iniziativa alla Real, probabilmente, faceva parte del piano partita. Ma una volta riconquistato il pallone, serviva riversarsi il prima possibile nella metà campo offensiva, senza temporeggiare ma essendo decisi nelle giocate. Invece, Calhanoglu e compagni sembravano quasi irretiti. Mkhitaryan sbagliava una valanga di palloni. Mentre Cuadrado (più di Dimarco dall’altra parte) si faceva risucchiare in basso. E senza la gamba giusta, faticava a ripartire.
Pur schiacciandosi troppo con la mediana, l'Inter è stata capace di resistere a tutte queste ondate. All’avvicinarsi dell’intervallo, l’intensità degli spagnoli ha cominciato a calare e così i nerazzurri hanno messo il naso fuori. La carica l’ha suonata Thuram, che, innescato nei modi e nei tempi giusti, ha cominciato a fare il vuoto, con gli avversari che proprio non riuscivano a prenderlo. Al momento di fare male, però, è mancata la giocata o la rifinitura giusta, tra un passaggio impreciso e un appoggio ritardato. La ripresa è iniziata con l’inerzia ancora dalla parte nerazzurra. Avere Dimarco e Cuadrado finalmente alti, invece che in linea con il trio difensivo, è stata la differenza più evidente rispetto alla prima parte di gara.