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L'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport traccia un inedito ritratto, a firma di Paolo Condò, di Romelu Lukaku, partendo da un episodio riguardante i primi giorni in nerazzurro e che dimostra l'ottimo carattere del belga:
"Appena arrivato a Milano per iniziare ad allenarsi con l’Inter, Romelu Lukaku si rese conto che nelle due valigie frettolosamente riempite per i primi giorni s’era scordato di mettere qualche paia di mutande. Il suo staff mise allora in piedi un blitz alla Rinascente: ingresso di servizio, cappellino da baseball calcato in testa, occhiali scuri nel tentativo – in verità un po’ comico – di mimetizzare un gigante di 190 centimetri e quasi 100 chili. Naturalmente i clienti interessati al calcio lo riconobbero subito, e dopo qualche titubanza dovuta alla situazione - si può disturbare un tizio che maneggia pacchi di mutande? - un primo tifoso dell’Inter trovò il coraggio per chiedergli se fosse davvero lui, e in caso affermativo se gli andasse un selfie. Fedele al suo animo di ragazzo aperto e rilassato - diciamo il contrario delle star che se la tirano - Romelu si tolse subito cappellino e occhiali sorridendo allo smartphone come se non avesse mai fatto altro nella vita. Seminando la costernazione nel suo clan, perché dal secondo tifoso in poi non ci fu bisogno di alcun coraggio, e in breve la fila dei questuanti superò gli stand dell’intimo per raggiungere le non adiacenti scale mobili. Un bel battesimo, al quale dopo 10 minuti fu necessario dare un taglio brusco, altrimenti Lukaku - che diceva «come stai?»a ogni tifoso per mostrare il suo buon italiano - sarebbe ancora lì a posare".
LE QUALITA' DI LUKAKU - Oltre al carattere - emblematica la pace fatta con Brozovic post Slavia Praga -, di Lukaku però va sottolineata l'attitudine in campo. Come riporta la Rosea, "Il problema di Romelu, riecheggiando l’indimenticabile Jessica Rabbit, è che l’hanno disegnato così: grande, grosso e col numero 9 sulla schiena, l’archetipo del centravanti vecchio stile, quello che aspetta a centro-area le pallonate a lunga gittata per poi difenderle provando a girarsi per tirare oppure assistere l’inserimento di un compagno. Lukaku invece è un attaccante completamente diverso, uno che per rendere deve correre, un gigante con abitudini da ghepardo. È per questo che è speciale, soprattutto dove lo capiscono". I gol segnati in Nazionale ne sono un esempio: il 2-0 al Brasile ai Mondiali del 2018 nasce da un pallone recuperato da Lukaku a metà campo e da una sgroppata di oltre 40 metri con assist a de Bruyne per la rete del raddoppio. "Sono azioni così ad aver esaltato ormai diversi anni fa Antonio Conte, che al terzo tentativo è riuscito a soddisfare la sua passione calcistica per il gigante di Anversa e non intende certo farsi smontare perché con la Juve il belga non ha inciso. Lukaku dev’essere la goccia che scava la pietra, non il laser che la taglia: quello semmai era Icardi, e le ovvie nostalgie riemerse dopo il k.o. di San Siro erano state messe in conto", spiega la Rosea che ritorna sul rapporto Conte-Lukaku: i primi contatti, tramite Marotta, ci furono nel 2014 ma l'affare con il Chelsea non andò in porto. Il secondo tentativo avvenne nel 2017 al secondo anno al Chelsea ma Lukaku diventò il regalo di Mourinho per lo United, uno smacco per Conte che incrinò il rapporto con i Blues. Proprio Mourinho che nel 2013 lo scaricò dopo la Supercoppa persa contro il Bayern e lo riacquistò nel 2017: un modo per dimostrare di essersi ricreduto.
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