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Altri passaggi dell'intervista di Radja Nainggolan a La Gazzetta dello Sport. Oltre al campo e al nerazzurro, il Ninja ha parlato anche della sua vita privata, della rivalità con la Juventus e del suo addio alla Roma.
Le foto con Fabrizio Corona?
«Era una serata tranquilla, lui era lì, che dovevo fare? No, non mi ha dato fastidio la storia».
In altri campionati, la Premier ad esempio, c’è meno attenzione al calciatore fuori dal campo. Non è mai stato attirato da questa esperienza?
«Ho avuto la possibilità, a 28- 29 anni. Ma avrei dovuto cambiare cultura, ho fatto sempre le mie scelte in base alla qualità della vita».
La fine del rapporto con la Roma, però, è stata forzata.
«È finita non per colpa mia, almeno non del tutto. Sono rimasto deluso da alcuni comportamenti che come uomo non posso accettare. Io ho sbagliato, di sicuro, come quel video di Capodanno...però loro hanno fatto le cose senza dirmi niente. E invece da uomini veri ci si parla in faccia. La Roma voleva incassare soldi dalla mia cessione. Ho scoperto dopo che erano d’accordo con club stranieri che non avrei mai accettato, mi sono sentito trattato come un giocatore non importante, hanno fatto le cose alle mie spalle. A quel punto mi ha chiamato Spalletti e non ci ho pensato un attimo. All’inizio avevo rimpianti, ma qui sono stato accolto benissimo».
La Juve è di un altro livello?
«Sono forti, vincono da 7 anni. Ma il campionato è lungo e finora ci sono stati pochi scontri diretti. Dovremo essere bravi noi che siamo dietro a sbagliare il me no possibile. La pressione dev’essere su di loro, devono sa pere che siamo pronti ad approfittare dei loro passi falsi».
Come nasce la sua antipatia verso la Juve?
«Ne ho subite talmente tante che dopo un po’ non ce la fai più».
Gli juventini dicono: parla male di noi perché la Juve non l’ha mai voluto.
«Ma se loro mi hanno cercato per cinque anni di fila! Io ho sempre detto di no e forse è per quello che ce l’hanno ancora con me».
Ronaldo per l’Italia è...
«Un’occasione per dare visibilità a un campionato che l’aveva persa. E uno stimolo per noi che proveremo a batterlo».
Ronaldo o Messi?
«Scelgo Leo. Cristiano ha bisogno della squadra. Messi ogni tanto ne dribbla 4 o 5 e vince le partite da solo».
Però lei l’ha eliminato.
«Quella sera c’era qualcosa di strano nell’aria. Jesus ha fatto la partita della vita contro Messi, la tifoseria carica, il gol di Dzeko subito... Roma-Barcellona è stata la partita più emozionante della mia carriera».
Che cos’è per lei la Champions League ?
«Un torneo più “facile” della Serie A. Nel girone ci sono sei partite, tutti giocano per vincere, in Italia si mettono tutti dietro e si fa una fatica enorme».
A quanti tatuaggi è arrivato?
«Non lo so, ho perso il conto. Il primo fu una stella: lo feci solo per sentire il dolore che si provava».
Dov’è finita la cresta?
«Basta, ho 30 anni, non la ve drete più. L’ho tenuta a lungo, mi piaceva che i bambini voles sero avere i miei capelli».
Dove si immagina tra 10 anni?
«A Roma, è il posto dove voglio far crescere le mie figlie»
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