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A un anno di distanza, si parla in casa Inter dell'uscita dalla Champions. Ma i momenti sono ben differenti: l'Inter di Conte è in testa alla classifica e l'ad Marotta ha già messo in pratica parte del suo piano operativo con Suning.
"Il k.o. col Barça ha un sapore differente rispetto a quello col Psv. Quello aprì le porte a una rivoluzione. Questo ha insegnato che certe partite e certi gironi si affrontano meglio se hai giocatori in grado di gestire determinati momenti: si chiama esperienza, che all’Inter a livelli top fa rima solo con Godin e Lukaku. Se poi le tappe saranno bruciate in fretta – così come sta facendo l’Inter in Serie A – ben venga. Ma la vittoria non può essere ipotecata. Sarebbe fuorviante aspettarsi dall’Inter un instant team, neppure la prossima stagione: l’idea è costruire un club che si abitui a lottare al vertice, che il cammino di quest’anno non sia l’eccezione. Solo così l’asticella può alzarsi senza troppo spaventare. L’Inter ha un gap in termini di fatturato da colmare, anche rispetto alla Juve. E dunque Suning ha la necessità di smarcarsi dall’equazione «vince chi può spendere di più». Guai allora ad aspettarsi dal club la rincorsa a campioni di prima fascia già affermati. L’Inter non è in grado di agganciare uno alla Ronaldo. La strada maestra sarà inseguire non i top player, ma i top talenti. Arrivare anche a spendere 60 milioni di cartellino, possibilmente per un giovane con una dose di esperienza in campo europeo. Quanti colpi? Dipenderà anche dalle cessioni. Su tutte quella di Icardi, il cui futuro sarà lontano dall’Inter, al netto del riscatto o meno da parte del Psg", si legge su La Gazzetta dello Sport.
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