- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
primo piano
Getty Images
Un rimpianto. Paulo Dybala poteva risolvere molti problemi a Simone Inzaghi. Come? "Accendendo la luce tra le linee, giocando accanto a Lukaku, Dzeko e forse Lautaro, offrendo quell’imprevedibilità indispensabile a una squadra fin troppo disciplinata" sottolinea La Gazzetta dello Sport.
L'Inter fu ad un passo dall'argentino e sognava la grande coppia con Lukaku. Alla fine ha scelto la direzione opposta, con un duplice rimorso ora: tecnico-tattico e patrimoniale.
Tra fine giugno e inizio luglio serviva un addio per sbloccare l'arrivo della Joya. E il nome non è un mistero: Correa. Ma la scelta di Inzaghi è stata chiara:
"Non che ci fosse la fila per l’ex laziale, ma lavorandoci su qualcosa sarebbe successo. Inzaghi ha preferito non avventurarsi nel sentiero disseminato d’insidie di Dybala, temendo i soliti problemi muscolari. Risultato: manca disperatamente un trequartista-seconda punta, perché Correa è un ripartente anarchico, Lukaku un nove puro, Dzeko un centravanti arretrato e Lautaro uno di movimento".
Il rimpianto è legato anche all'aspetto patrimoniale:
"Nessuno in rosa — tranne Lautaro, inevitabilmente tra gli indiziati per “fare” bilancio — è un asset importante per la società. Dzeko sta per compiere trentasette anni e non è merce di scambio. Lukaku è un prestito. Correa s’è svalutato. Nell’ipotesi peggiore, quella di un Dybala non esaltante, l’Inter se ne sarebbe liberata senza minusvalenze, ma una plusvalenza sarebbe stata più probabile".
© RIPRODUZIONE RISERVATA