Quell'urlo di dolore nella tragica serata dell'Olimpico, rimarrà nella mente di tanti tifosi e amanti del calcio. Parliamo di Ronaldo e del suo secondo terribile infortunio al ginocchio avvenuto la sera del 12 aprile del 2000 in un Lazio-Inter di Coppa Italia. Dalle colonne di Four Four Two, lo stesso Fenomeno racconta quegli attimi terribili e di come sia riuscito a superare quel periodo buio della sua vita di calciatore che, paradossalmente, lo ha reso più forte nell'animo: "Anche adesso, a 18 anni di distanza, non riesco a guardare quella scena avvenuta durante la Coppa Italia contro la Lazio. Ogni volta che so che sta per essere mostrata in televisione, mi assicuro di distogliere lo sguardo. Quando vedo quelle immagini, è come se il dolore mi stesse attraversando di nuovo. Stranamente, quel momento probabilmente ha plasmato il mio personaggio e mi ha reso un uomo migliore più di ogni altro. Tutto quello che avevo passato per tornare in campo era un test che sapevo che avrei dovuto combattere per passare. Era il mio primo ritorno dopo aver passato i precedenti sei mesi a riprendermi da un intervento chirurgico minore, e l'ultima cosa che mi aspettavo era di farmi nuovamente male così presto. Ma nell'aprile del 2000 sono stato costretto ad avere un intervento chirurgico più complicato e il processo di recupero è stato molto più lungo. In quel momento, mi sentivo come se il mio intero mondo stesse cadendo a pezzi. Non ci potevo credere".
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Inter, Ronaldo: “Non riesco a guardare il mio infortunio, mi dissero che era la fine. Uno addirittura…”
Il Fenomeno ricorda probabilmente il periodo più buio della sua carriera da calciatore coinciso con il terribile infortunio durante Lazio-Inter
"Ma non ho mai pensato di arrendermi. A quel punto, l'unica cosa certa che sapevo era che se non avessi dato tutto quello che avevo per mettermi in forma, non avrei mai più giocato a calcio. Molto è stato detto e scritto su di me durante questo periodo. La gente mi ha giudicato e questo mi ha sempre turbato, specialmente quando c'erano idee sbagliate che non si basavano su alcuna informazione medica o scientifica. Il mio infortunio era in precedenza sconosciuto, e ho dovuto ascoltare tanti medici in Brasile e in tutto il mondo, che dicevano che non avrei potuto giocare di nuovo. Uno mi ha anche detto che c'era una possibilità che non sarei stato in grado di camminare di nuovo. Ero sempre di cattivo umore perché non ero in grado di giocare a calcio. Non riuscivo a pensare a niente altro che a rimettermi in forma. È stato un lungo, lungo periodo di sacrificio. Alla fine ho potuto vedere lentamente dei progressi".
(FourFourTwo)
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