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I giocatori, alcuni eccitati e altri un po' spaventati, hanno dovuto sfilare in mezzo alla folla nerazzurra festante per raggiungere il centro sportivo. Buchanan non aveva indubbiamente mai vissuto nulla di simile. Barella e Calhanoglu, leader incontrastati di questa squadra, sono arrivati in macchina con la faccia di due bambini divertiti che si stavano godendo il momento. Bastoni acclamato. Dumfries e Thuram scortati a piedi nel delirio di un pomeriggio che non si dimenticheranno. Inzaghi, che in conferenza ha dato prova - l'ennesima - di una saggezza e di una tranquillità invidiabili, oggi è stato il padre che accompagna i suoi ragazzi con la calma di chi ha imparato a stare in piedi nelle tempeste più brutte. Ha ragione, Steven Zhang. Simone Inzaghi è un dono. E anche oggi non si è tirato indietro. Ha portato la sua squadra in mezzo alla gente, per ringraziare il popolo del sostegno. Oggi è stata scritta una insolita pagina di calcio antico. Quando i calciatori, senza troppe barriere, si trovavano in mezzo alla gente e ai loro desideri di tifosi innamorati. Non eravamo più abituati a tutto questo. L'Inter lo ha reso possibile.
E quando la squadra si è mischiata alla Curva i desideri sono diventati cori, dichiarazioni d'amore, preghiere. Un grido urgente. Si è sentito l'odore della battaglia, quella contro i rivali della stessa città. Si è sentita la possibilità di scrivere la storia, come mai prima d'ora. Se lo sono meritati tutti in casa Inter. Sono arrivati fin qui tutti insieme. Facendo quadrare ogni singolo tassello. Stingendo i denti ed emozionandosi. Quello che succederà domani sera sarà un'altra storia. Una storia di campo. Quella di oggi, invece, è la storia di un popolo che si riunisce e prega. La preghiera più audace. La preghiera più bella.
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