Uno dei maggiori difetti dell'Inter degli scorsi anni era quello di sciogliersi come neve al sole dopo le prime difficoltà. Ieri, invece, nel momento di sofferenza, i nerazzurri non si sono mai disuniti: anzi, hanno sempre cercato, e trovato, la via per far male al Milan. E tutto questo non può che essere riconducibile, come scrive La Gazzetta dello Sport, a Luciano Spalletti: "Due i vincitori della stracittadina. Se Icardi è da prima pagina, l’altro non può che essere Spalletti. Siamo sinceri: da quanto l’Inter non era una «squadra»? Dai tempi di Mourinho. Si sapeva che l’ex tecnico romanista avrebbe dato la sua impronta, ma che arrivassero 22 punti su 24 non era facilmente immaginabile. Ieri Spalletti ha rischiato e vinto: perché ha riproposto Borja Valero nel ruolo di trequartista, lì dove aveva fallito nel primo tempo con la Roma prima di essere riportato davanti alla difesa. Nel primo tempo lo spagnolo è stato una delle chiavi della superiorità nerazzurra: perché non dava nessun riferimento tra le linee, protetto com’era dalla cerniera doppia Vecino-Gagliardini sulla quale s’infrangeva la manovra un po’ involuta del Milan. Così blindata, l’Inter poteva scatenare a turno Candreva (discontinuo ma prepotente) e Perisic sulle fasce: dal primo partiva un cross tagliatissimo sul quale Icardi non perdonava, grazie anche alla posizione non impeccabile di Bonucci e Musacchio".
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Inter, Spalletti ha dato la sua impronta: ha rischiato e vinto. Con le sue scelte…
La mano del tecnico di Certaldo è ormai chiarissima: i nerazzurri sono ora una squadra
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