Aveva assolutamente margine l'Inter per portare a casa i tre punti dalla trasferta affrontata a Roma ieri sera, ma purtroppo qualcosa è andato storto, nonostante i nerazzurri siano riusciti ad andare in vantaggio per due volte. Mastica amaro all'indomani del match Luciano Spalletti, consapevole di non esser riuscito a trasmettere ai suoi ragazzi le armi tattiche e il giusto temperamento per sopperire alla mancanza di energie che nel secondo tempo ha abbassato il ritmo della manovra e ha tolto lucidità all'altezza della trequarti avversaria, la zona in cui un pallone normale deve trasformarsi in occasione concreta per mettere il risultato al sicuro contro una squadra falcidiata dagli infortuni, dispensatrice di spazi ed errori soprattutto ad inizio azione. E pensare che, quasi a sorpresa, lo stesso Spalletti ha provato anche a forzare la cassaforte delle sue certezze, richiamando in panchina Perisic, inspiegabilmente sempre titolare in campionato tranne in quattro occasioni e quasi sempre per 90' (sostituito solo con Fiorentina, Milan e Genoa), quasi come espressione di una clausola che lo costringa ad affidare la corsia mancina avanzata esclusivamente al numero 44. Mossa comunque tardiva, per quanto fino a quel momento il croato aveva espresso in campo, al netto della buona - e non clamorosa - dose di sacrificio in fase di non possesso.
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L'ultimo gradino, quello della consacrazione, gioca ancora un brutto scherzo ai nerazzurri, e stavolta a pochi giorni da un altro esame di maturità, ancora in trasferta, ma in casa dell'avversario per eccellenza: la Juventus schiacciasassi che di sicuro non avrà pietà della Beneamata se questa dovesse presentarsi allo Stadium senza il petto gonfio e le idee chiare (possibilmente coerenti con limiti e punti di forza). Ciò che all'Olimpico però non ha sorpreso, sebbene qualcuno sia parso stravolto da una rivelazione che in realtà non c'è stata, è il talento di Nicolò Zaniolo, il cui cartellino, nello scalpore destato in chi probabilmente mai lo aveva visto all'opera alla corte di Stefano Vecchi, è stato pagato dalla Roma 4,5 milioni di euro. In corso Vittorio Emanuele ricordano bene i riflettori puntati in cerca di scandalo, anche dopo la convocazione in Nazionale "architettata" da un Roberto Mancini quasi complice - per qualcuno - di un misfatto dalle dimensioni sesquipedali, dimenticando l'urgenza dell'Inter di far fronte alle richieste della Uefa nel suo ultimo anno di settlement agreement attraverso il sacrificio plurimo di gran parte del potenziale della propria Primavera, pur di evitare di lasciar partire un big, anzi addirittura rinforzando la rosa con l'arrivo di un campione come Radja Nainggolan per perseguire nel miglior modo possibile l'obiettivo di avvicinarsi ancor di più agli standard che il blasone dello Biscione richiede. Una strategia ben chiara, che piaccia o no. Come spesso accade in Italia, basta una sola prestazione per portare alla ribalta più del dovuto l'acerbo talento di un giovane che va lasciato tranquillo per il proprio bene e per quello dell'intero movimento, del quale sarà un valido elemento già nel prossimo futuro se avrà l'opportunità di crescere come deve e merita.
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