Che l'Inter vada bene o che vada male il destino di Gabigol è sempre lo stesso: la panchina. Anche se da Appiano tutti si affrettano a sottolineare che Gabigol si allena con profitto, non ha mai sgarrato con gli orari o creato problemi nello spogliatoio per lo scarso utilizzo. Il punto è che questa naftalina fa rumore soprattutto perché, sull’onda dell’entusiasmo da fine mercato, il ragazzo è stato pagato una cifra esagerata di cui ora è inevitabilmente ostaggio. Trenta milioni può valerli l’altro Gabriel (Jesus), che l’Inter aveva di fatto preso dal Palmeiras prima che lui scegliesse Guardiola e il City. Perso il baby centravanti della Nazionale, la dirigenza (complici anche i vari procuratori che sfruttano le scarse conoscenze sportive di Suning) è finita nella lotta per il secondo talentino brasiliano. Che De Boer peraltro non voleva. Ciò premesso, l’altro errore della proprietà è stato il non capire che Gabigol non era ancora pronto per il grande salto. Abituato a un altro calcio, ci ha messo mesi anche solo per allenarsi nel modo giusto. Poteva andare in prestito a gennaio. Altra occasione persa. Tanto che è fermo a 82’ in campionato, sette ritagli nel finale dei match. L’unico in cui ha inciso, contro il «suo» Bologna, l’avversario contro cui ha fatto l’esordio assoluto, poi quello da titolare (in Coppa Italia) e infine il primo e unico gol. Era il 19 febbraio e si pensava ad una svolta per quello che per motivi poco chiari è diventato l’idolo dei tifosi. Invece da allora Gabigol ha giocato soltanto spiccioli contro la Roma. Di fatto non mette piede in campo da oltre due mesi, malgrado nel frattempo l’Inter sia precipitata in un baratro da due punti in sei partite.
FC Inter 1908
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Che l'Inter vada bene o che vada male il destino di Gabigol è sempre lo stesso: la panchina
(Gazzetta dello Sport)
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