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Il re di (Super)coppa è lui e sul trono, gli riesca quest’altro colpo, Inzaghi potrebbe ritrovarsi persino da solo, dopo aver condiviso la corona con Capello e Lippi, due mostri sacri. «Vinciamo da due anni e ci piacerebbe farlo ancora. È il primo obiettivo stagionale, non va considerato per nulla semplice, nonostante ci diano tutti favoriti: chi sta all’Inter è abituato a convivere con questo genere di pressioni, bisogna essere allenati. La Lazio è un avversario complesso; e il nuovo format consiglia d’allenarsi anche sui rigori».
Il calcio moderno va di fretta, ha ritmi che bruciano i muscoli (e il cervello) e non c’è il tempo di godersi l’abbuffata di Monza, di avvertire il fiatone di Madame sulla nuca, che un altro aereo è decollato, destinazione Riyad, per trascinare nella fornace. «Qui sono tutti ambiziosi, com’è giusto che sia. Lo siamo anche noi, che però delle valutazioni dobbiamo farle: ci tocca la Lazio e, dovesse andare come vogliamo, dopo tre giorni poi ci sarebbe la finale. Un allenatore ha il dovere di riflettere e poi scegliere, rimanendo realista. Il turnover è un’ipotesi, boh!, vedremo». E mentre il vento, possente, scompone i pensieri, Riyad diventa il palcoscenico d’un film - che non sia Guardie e ladri, ovvio - che precetta nuovi attori protagonisti per il futuro. «In campionato c’è un duello bellissimo ma io consiglio di non dimenticarsi del Milan, che non sta poi così lontano e che ha un organico di rilievo. E quanto alle battute di cui ho letto, appartengono alle normali dialettiche del calcio». Ciak", si legge.
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