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Getty Images
Il Corriere dello Sport torna oggi sulle parole di Simone Inzaghi in conferenza per presentare Inter-Lazio di questa sera. Secondo il quotidiano, c'è un'arma in particolare che l'allenatore nerazzurro è pronto a utilizzare per superare la sua ex squadra e approdare in finale di Supercoppa Italiana contro il Napoli, che ieri ha superato la Fiorentina con un netto 3-0.
"Si può essere nati a Piacenza, essere cresciuti a Roma, vivere a Milano (quella nerazzurra) ed essere assai più scaramantico d’un napoletano. E si può avere in testa un calcio con le proprie formule, aver appena pasteggiato con Guardiola e Spalletti, e poi restare comunque inchiodati a quell’antico modulo della superstizione: la difesa a tre verrà poi, stasera (ore 20 in Italia), ma la Lazio va affrontata prima, con l’arma sottile della psicologia di Simone Inzaghi, le sue umanissime “manie” (l’albergo in cui s’è vinto) o i trucchi più insospettabili di chi non lascia mai una diagonale per caso (parla Mkhitaryan, ma in inglese). Mentre Inter-Lazio si sta avvicinando e l’investitura è solenne ma pure plebiscitaria, Inzaghino afferra la vigilia e ne fa una plastica dimostrazione romantica d’un calcio d’altri tempi. «È inutile negarlo, per me non sarà mai una partita come le altre, perché lì mi hanno fatto diventare uomo. Ed è normale che sia così». La storia è nota, attraversa un ventennio della vita di Inzaghi, e però adesso ch’è finita da un triennio, la priorità rimane la gratitudine e la riconoscenza, che diventano anche scudi per divagare. «Perché bisogna anche dire che la Lazio mi mette sempre in difficoltà».
Il re di (Super)coppa è lui e sul trono, gli riesca quest’altro colpo, Inzaghi potrebbe ritrovarsi persino da solo, dopo aver condiviso la corona con Capello e Lippi, due mostri sacri. «Vinciamo da due anni e ci piacerebbe farlo ancora. È il primo obiettivo stagionale, non va considerato per nulla semplice, nonostante ci diano tutti favoriti: chi sta all’Inter è abituato a convivere con questo genere di pressioni, bisogna essere allenati. La Lazio è un avversario complesso; e il nuovo format consiglia d’allenarsi anche sui rigori».
Il calcio moderno va di fretta, ha ritmi che bruciano i muscoli (e il cervello) e non c’è il tempo di godersi l’abbuffata di Monza, di avvertire il fiatone di Madame sulla nuca, che un altro aereo è decollato, destinazione Riyad, per trascinare nella fornace. «Qui sono tutti ambiziosi, com’è giusto che sia. Lo siamo anche noi, che però delle valutazioni dobbiamo farle: ci tocca la Lazio e, dovesse andare come vogliamo, dopo tre giorni poi ci sarebbe la finale. Un allenatore ha il dovere di riflettere e poi scegliere, rimanendo realista. Il turnover è un’ipotesi, boh!, vedremo». E mentre il vento, possente, scompone i pensieri, Riyad diventa il palcoscenico d’un film - che non sia Guardie e ladri, ovvio - che precetta nuovi attori protagonisti per il futuro. «In campionato c’è un duello bellissimo ma io consiglio di non dimenticarsi del Milan, che non sta poi così lontano e che ha un organico di rilievo. E quanto alle battute di cui ho letto, appartengono alle normali dialettiche del calcio». Ciak", si legge.
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