Dal quotidiano La Repubblica, novità sul futuro societario che potrebbe portare a clamorose decisioni riguardanti anche Roberto Mancini: "Di qua le parole, di là i fatti. In mezzo, un fossato che si allarga sempre di più, come ormai da mesi. E’ accaduto anche ieri. Chi sa molto di cose interiste, ascoltando le dichiarazioni di Erick Thohir rilasciate a Inter Channel ha avuto un sobbalzo: «Per costruire una squadra ci vogliono 2-3 anni. Abbiamo creato un grande gruppo, la prossima stagione prevedo un’Inter entusiasmante, anche se dobbiamo rispettare i criteri del Fair Play Finanziario. Mancini? Crediamo fermamente in lui, lo supportiamo».
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Repubblica – Thohir rassicura, la verità è un’altra: sta vendendo. Mancini ha capito che…
Il Suning vuole il 70%, si tratta sul prezzo. Tra Thohir e Mancini c'è il gelo, il mercato non decolla e restano ancora da pagare 53 milioni di rate degli acquisti precedenti
Ora, la situazione sarebbe assai diversa, nonostante le frasi di Thohir. Perché ci sono un paio di grosse questioni in ballo. La prima è che l’indonesiano, preso atto di non essere riuscito a rilanciare l’Inter (la storia della squadra da costruire in 2-3 anni la diceva anche 2-3 anni fa), sta cercando di vendere la maggioranza delle azioni al gruppo cinese Suning: ovviamente l’ingresso dei cinesi al 20% è una storia da raccontare ai media nelle dichiarazioni ufficiali, ma la trattativa, che ora si è arenata perché non ci si accorda sul quantum (Suning offre 90 milioni, Thohir ne chiede 200), riguarda il 70% delle quote, che i cinesi rileverebbero in parte da Thohir e in parte da Moratti.
Intanto proprio l’ex presidente a novembre può esercitare il put, ossia obbligare Thohir a rilevare la quota morattiana del 29,45%, al prezzo di circa 100 milioni: denaro che Thohir non può certo spendere, quindi qualcuno dovrà versarlo prima o poi. I nuovi soci? O finirà che Moratti rimarrà in sella magari insieme a un’altra cordata cinese, finora rimasta al coperto? Vedremo, ma di novità clamorose ce ne saranno di sicuro. L’altra questione riguarda Mancini, e le evidenti contraddizioni contenute nelle frasi di Thohir.
Com’è infatti possibile pensare di costruire una squadra addirittura “entusiasmante” dovendo attenersi al Ffp Uefa, e considerato che nei prossimi anni bisognerà pagare 52 milioni di rate degli acquisti effettuati in differita nelle ultime due stagioni? Visto il terribile rosso in bilancio degli ultimi anni (-79 milioni, poi -100, poi -140) e i mancati accessi alla Champions, l’Inter ora è costretta a cedere almeno due tra Brozovic, Handanovic e Icardi per poter rientrare nei paletti dell’Uefa, poi potrà dedicarsi a qualche acquisto, ma sempre molto mirato, nulla che rilanci davvero i destini. Mancini lo sa bene, e per questo è assai in fredda con Thohir perché ha capito che la squadra per competere con Juve, Napoli e Roma non l’avrà.
A sua volta, Thohir non è entusiasta della stagione del tecnico, per via dei numerosi black out accusati dalla squadra la cui responsabilità cade sul Mancio. Reciproche diffidenze, dunque, anche se le parole in pubblico sono sempre mielose, ma fa parte del gioco. La realtà è che Thohir è in grossa difficoltà e da solo non ce la fa più, perché in quasi tre anni i ricavi non sono lievitatie il progetto-stadio è naufragato. Se nella vicenda di San Siro ha pesato il voltafaccia del Milan, nei ricavi il passo avanti è stato minimo: da 159 a 176 milioni. La minore visibilità in campo internazionale si traduce fatalmente in un minor appeal nei confronti degli sponsor.
Lo dimostra, persino, il rinnovo con il gruppo Pirelli, effettuato al ribasso (12 milioni contro i 17-18 auspicati) anche se con bonus, mentre anche l’accordo con Nike è calato da 21 a 12 milioni. Solo in parte, tutto ciò è stato compensato dai diritti tv veicolati da Infront: da 16 a 19 milioni nel corso dell’ultimo anno. Ergo, urge aiuto. Thohir ne ha bisogno come l’aria. E intanto l’Inter rimane lì, né carne, né pesce. Col Mancio che ha pensato pure a club alternativi, ma pare che al Psg le porte siano chiuse".
(Fonte: Luca Pagni, Andrea Sorrentino, La Repubblica 31/05/16)
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