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"Il conto della spesa è di 712 milioni, al 30 giugno 2020. Tanto ha investito Suning nell’operazione Inter. Curiosamente, è la stessa esposizione, milione più milione meno, di Elliott sui “cugini” del Milan". Apre così l'articolo di Marco Iaria su La Gazzetta dello Sport in merito a ciò che sta succedendo in casa Inter, con Suning che pare disposta a valutare ipotesi di cedere quote. "La pandemia ha mutato lo scenario dell’industria del football e dell’intera economia globale e Suning ha dato mandato a Goldman Sachs di reperire nuove risorse sul mercato", conferma la Rosea che ribadisce come sia stata avviata una trattativa con il fondo BC Partners, rappresentato da Nikos Stathopoulos. Zhang ha smentito la cessione del club con un comunicato. L'intenzione di Suning è di trovare un socio di minoranza (il 31,05% è in mano a LionRock) ma non è da scartare nessuna ipotesi.
SPESE - Sin dal suo insediamento nel giugno 2016, Suning ha investito nell'Inter 712 mln di euro, una cifra decisamente importante e per questo il gruppo di Nanchino sta valutando come rientrare dell'investimento fatto. "Dovendo ragionare su un ritorno dell’investimento da un’ipotetica cessione sarebbe corretto non contemplare i contratti commerciali perché, ammesso che il valore sia stato sovrastimato, per loro stessa natura hanno comunque arrecato un qualche beneficio alle aziende-sponsor. L’esposizione netta di Suning - tra acquisto azioni, versamenti in capitale e prestiti - è di circa 550 milioni. Considerato che i debiti finanziari (i residui dei due bond e delle linee con le banche) sono attorno ai 375 milioni, il cosiddetto “enterprise value” dell’Inter, somma di apporti di capitale e indebitamento, sarebbe di 950-1000 milioni (escludendo l’acquisto delle vecchie azioni). Insomma, solo una valutazione del 100% del club vicina al miliardo di euro consentirebbe a Suning di uscire senza rimetterci", aggiunge infatti La Gazzetta dello Sport.
POLITICA - In attesa di capire quali possano essere gli sviluppi in merito alla trattativa con Bc Partners, la valutazione di 1 mld rischia di scoraggiare eventuali acquirenti. "C’è da dire, però, che questo elemento – la necessità di dover iniettare ingenti risorse nel club – potrebbe influire anche nelle riflessioni di Suning, all’atto di una valutazione sui pro e i contro di un proseguimento dell’avventura italiana", commenta in più la Rosea che poi rimarca anche la matrice politica di una scelta di questo genere. "Suning è sì un’azienda privata ma all’interno di una sorta di capitalismo di Stato, quindi bisogna tenere in considerazione anche le ragioni politiche. In parole povere, i dettami del governo di Pechino", chiosa La Gazzetta.
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