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CdS – Inzaghi e Allegri, simili con differenze: tensioni, gelosie, numeri e non solo

Il Corriere dello Sport si sofferma sul rapporto tra Simone Inzaghi e Massimiliano Allegri verso Inter-Juventus di questa sera

Passato, presente e futuro. Il Corriere dello Sport parla di Simone Inzaghi e Massimiliano Allegri verso Inter-Juventus di questa sera. Mancano poche ore alla semifinale di ritorno di Coppa Italia, ecco quanto evidenziato dal quotidiano sui due allenatori e sulle due semifinaliste verso il derby d'Italia:

"Discussi, ma non discutibili. Max e Simone si somigliano, con alcune distinzioni. Pragmatici e vincenti, partendo da idee opposte. Sono cacciatori di trofei. Incarnano l’idea del calcio all’italiana, riflettendo l’immagine tradizionale del Derby d’Italia. Inter e Juve si giocano la finale di Coppa Italia in 90 o 120 minuti, più eventuali rigori. Si riparte da 1-1, ma sarebbe meglio dire 0-0, perché il gol in trasferta non vale doppio con il nuovo regolamento. Chi vince, si presenterà a Roma il 24 maggio.

I numeri

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Sarebbe la sesta volta per Allegri. Ne ha vinte quattro di fila con la Juve, interrompendo nel 2015 il digiuno bianconero che durava da vent’anni. Ne ha persa una dopo i supplementari, nella stagione passata, arrendendosi all’Inter. Era la seconda per Inzaghi, già vincitore con la Lazio nel 2019, tre volte finalista, ora a caccia del poker. Perse la prima contro il livornese. E’ l’ottavo incrocio tra i due nell’ultimo biennio. La Juve ha vinto solo due volte e in Serie A, nel campionato in corso, giocando d’astuzia: attesa e ripartenze. L’Inter si è imposta in tre occasioni e ha portato a casa due trofei (Supercoppa e Coppa Italia 2022). Due pareggi completano il conto. A proposito di bacheche, con la nuova formula varata dalla Lega, vincere significherebbe guadagnare l’ingresso (insieme con le prime due del campionato italiano) alla Final Four della prossima Supercoppa, da assegnare in Arabia Saudita nel gennaio 2024. Soldi, ricavi ulteriori sotto forma di brand e pubblicità, un altro trofeo da inseguire e che appartiene alla galleria dei capolavori di Simone (ne ha vinte 4) e di Max (3 successi). 

Allegri e Inzaghi

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Allegri è un trasformista, abituato a cambiare modulo. Non ne ha uno invariabile. Sa leggere le partite e intervenire in corsa. Quest’anno ha faticato, attraversando la tempesta provocata da plusvalenze fittizie e infortuni a catena, per trovare l’equilibrio. Mai visto Pogba, Chiesa ha appena ricominciato, Vlahovic s’è fermato di nuovo. La Juve non ha un’identità precisa di gioco, ma possiede colpi e assi per determinare o raddrizzare un risultato in corsa. Conserva l’anima, il mestiere e il temperamento. Quasi mai bella e da applaudire, ma ancora aggrappata a ogni obiettivo: nel mirino restano il secondo posto in campionato e la finale di Europa League, non solo quella di Coppa Italia. La ricaduta tattica di Max è il 3-5-2 a “specchio” con l’Inter.

Inzaghi sembra un monolite. Un conservatore indistruttibile. Lavora sulle certezze, sui meccanismi consolidati, sui cambi ruolo per ruolo, perché così si governa uno spogliatoio, ovvero indicando ai giocatori la missione tattica e quale concorrenza battere all’interno della rosa. Lo discutono, al contrario di Allegri, perché gioca in un solo modo e non avrebbe un piano B. Peccato nessuno consideri il lato B, altrettanto decisivo nel calcio. Non aiuta solo i generali fortunati. Le parate di Onana nel recupero di Oporto o di Perin a tempo scaduto con lo Sporting basterebbero per trovare, in certi casi, una spiegazione meno cervellotica alle imprese (meritate nel complesso) di Inter e Juve in Europa. Simone può ancora entrare tra le prime quattro in Serie A, obiettivo prioritario per Marotta e Zhang, e ha già vinto la Supercoppa nel derby con il Milan di Pioli, a cui contenderà la finale di Champions. Undici sconfitte in campionato sono troppe, ma se tra poco più di un mese si presentasse con i nerazzurri a Istanbul cosa scriverebbero i censori che ne chiedevano la testa? 

Tensioni e gelosie

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Il rispetto esiste, Max e Simone non l’hanno mai tradito in campo, come invece è successo ai giocatori. Gli ultimi due derby d’Italia, a partita finita, si sono trasformati in corrida. Parlare di nervi tesi è riduttivo. Roba da terza categoria, senza offendere i dilettanti. Risse da saloon e regolamenti di conti nel tunnel degli spogliatoi. D’Ambrosio e Paredes espulsi dopo la sfida di campionato del 19 marzo. Cuadrado e Handanovic cacciati in fondo alla semifinale d’andata del 4 aprile, segnata dal rosso per doppia ammonizione a Romelu Lukaku per l’esultanza sotto una pioggia di ululati razzisti. Sarebbe auspicabile un’inversione di tendenza.

La gelosia, sotto traccia, resiste tra i due allenatori. Questioni antiche e di famiglia. Pippo, il fratello di Simone, e Max si scontrarono ai tempi del Milan. Lotito, quando il rapporto con Inzaghi cominciò a entrare in crisi, telefonava ad Allegri (all’epoca inattivo) per chiedere consigli e pareri sulla Lazio. Nel 2009 aveva provato a strapparlo al Cagliari di Cellino. Due anni fa tentò un vano e impossibile avvicinamento prima di puntare su Sarri. Una sera di fine maggio, al tavolo in cui erano seduti Marotta e Allegri (in parola con la Juve), venne fuori l’assalto dell’Inter a Inzaghi e si parlò di tradimento…”, si legge.

(Fonte: Corriere dello Sport)