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Getty Images
La veste tattica dell'Inter non cambia ormai da quattro anni. Da Conte a Inzaghi, si è scelto di proseguire all'interno di un contesto molto chiaro. Ma ciò non toglie la possibilità di piccole indicazioni che di fatto portano imprevedibilità di volta in volta. La Gazzetta dello Sport di oggi, ad esempio, si sofferma sull'ultima mossa dell'attuale tecnico nerazzurro:
"La prima volta poteva essere un caso. A volte capita che un giocatore, sullo slancio dell’azione, si trovi lontano dalla sua zona di competenza. La seconda volta che Dimarco ha attaccato sulla fascia destra, è venuto il sospetto. La terza volta che l’esterno nerazzurro ha attraversato il terreno del Bentegodi, senza farsi notare, come quando scatta il coprifuoco, il sospetto di una precisa strategia ha preso forma: liberare periodicamente Dimarco sulla fascia opposta per giocarsi l’effetto a sorpresa, con Acerbi che si allargava a sinistra per presidiare la banda mancina rimasta scoperta.
Il primo gol dell’Inter a Verona è nato da un cross di Dimarco da destra inzuccato da Galich nella propria porta. L’ampio raggio d’azione di Federico Dimarco serve a spiegare che cos’è diventata tatticamente l’Inter di Simone Inzaghi dopo due anni di lavoro alla Pinetina, sotto l’apparentemente imperturbabile 3-5-2: una scatola rovesciata, in cui i cioccolatini sono usciti dalle loro sedi e vanno dappertutto".
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