“Per il popolo nerazzurro la questione societaria e il destino di un presidente che qui non si vede dal derby Champions di un anno fa, sembrano passare in secondo piano, almeno per un’altra notte di festa in coda a un mese sfrenato, alla quale farà seguito la cena per settecento invitati, stasera al Castello Sforzesco. Ma quando la musica è finita e gli amici se ne vanno, quel che resta è una sensazione strana, che non è di smarrimento o di imbarazzo, ma non è certo la felicità assoluta del 22 aprile o quella infinita del 29, giorno della sfilata cittadina”.
Le parole di Inzaghi e Marotta lasciano intendere quello che sembra un passaggio di proprietà alle porte:
“Mentre Simone Inzaghi ne parla già al passato («Personalmente posso solo ringraziare Steven Zhang che è stato un ottimo presidente che mi ha sempre supportato e sopportato»), l’a.d. Beppe Marotta in attesa che gli eventi facciano il loro corso non chiude l’era cinese — quasi un omaggio dovuto dopo otto anni ricchi di successi, 7 con due finali di Champions — ma va oltre quanto espresso da Steven nella lettera di sabato, in cui poneva l’accento sugli ostacoli messi da Oaktree per il rifinanziamento del debito”.
Poi c’è la questione rinnovo di Lautaro Martinez che resta in primo piano:
“Non sapere ciò che accadrà non significa che ci saranno sorprese negative e la «fretta» di Lautaro può in un certo senso essere incoraggiante. Ma le certezze ostentate fino a qualche settimana fa adesso devono fare i conti con il passaggio più che probabile del club nelle mani di Oaktree in questi giorni: non è detto che la firma di Lautaro fino al 2029 con adeguamento a 9-10 milioni netti non possa arrivare molto presto, anche come atto «fondativo» di un nuovo corso. Ma il punto di domanda (e vale lo stesso per Barella) è comunque d’obbligo”.
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