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JONATHAN: “Dopo la famiglia l’Inter, Wallace ok. Pensavo all’addio dopo…”

Era il 17 aprile, Inter-Roma. Jonathan ricorda bene quella partita e il perchè lo spiega durante la seconda puntata di InterNOS in onda su Inter Channel. IO E RICARDO – “E’ stato un peccato perchè quella partita l’abbiamo...

Eva A. Provenzano

Era il 17 aprile, Inter-Roma. Jonathan ricorda bene quella partita e il perchè lo spiega durante la seconda puntata di InterNOS in onda su Inter Channel.

IO E RICARDO - "E' stato un peccato perchè quella partita l'abbiamo persa ma, secondo me, è stato da quel momento che ho ripreso fiducia in me stesso e ho iniziato a migliorare. La mia esperienza simile a quella di Alvarez? Ci sono dei giocatori che iniziano siubito a fare bene in una nuova squadra, altri che hanno bisogno di tempo. Io e Ricky siamo arrivati entrambi in una squadra di grandi campioni, una squadra che aveva appena vinto tutto e non era facile per noi inserirsi. Poi quando la squadra va bene, i singoli vanno bene, ma se una squadra va male, tutti hanno fatto male".

I TIFOSI - E dopo aver rivisto le foto fatte con chi seguirebbe Jonathan anche in Cina parla dei suoi rapporto con i tifosi nerazzurri: "A me piace fare autografi per loro e fare delle foto con in tifosi perchè loro sono l'anima di una squadra. Sono parte integrante di questo mondo".

E SE DIVENTO CAPITANO? - Si parla poi di compagni, passati e presenti. A proposito di un paragone con Maicon: "Lui è un grande calciatore, ha vinto tutto qui all'Inter. Non è facile per uno che non hai mai giocato nel calcio italiano fare bene subito. Sicuramente abbiamo qualità diverse, lui avrà certe qualità e io delle altre. Se chiuderò anche io la carriera alla Roma? Ma no, io spero di finire la mia carriera qui, mi sento bene qui, chissà che un giorno non diventi capitano...". 

COLLEGHI - E del suo connazionale, Wallace: "Fino a qui ha giocato poco, ma in allenamento si vede che ha qualità per giocare all'Inter e per questo l'Inter lo ha portato qui. Deve crescere ancora perchè è arrivato dal Brasile e, come è accaduto con me, deve migliorare tatticamente e tecnicamente. Credo, però, che ogni volta che è entrato in partita ha fatto bene. Quello che manca di più a noi brasiliani è proprio la tattica perchè in Brasile il calcio è più fisico".

IL MISTER - Come Walter Mazzarri sia riuscito a trasmettergli la fiducia necessaria per tornare a fare bene, è lo stesso Jonatha a spiegarlo: "Lui è un uomo di quelli che dicono tutto in faccia. Questo rapporto che ha lui con noi calciatori, quando ti chiama nel suo ufficio e ti parla guardandoti negli occhi, ti trasmette molta fiducia perchè lui ti fa sentire importante. E tu dici: il mister sta puntando su di me e io non posso sbagliare perchè devo ripagare la sua fiducia. Penso ogni giorno che lui sia un grande perchè il lavoro che lui fa ogni giorno è importante".

JHONNINHO - Jonathan racconta il piccolo Jonathan: "Da bambino non mi piaceva andare a scuola, volevo sempre giocare a calcio. Se andavo a scuola era per vedere le ragazze o giocare con gli amici. Mia mamma veniva sempre a prendermi a un campetto che c'era vicino casa e si arrabbiava. Se non avessi fatto il calciatore veramente non so che cosa avrei potuto fare...(ndr, sorride). La mia famiglia mi ha aiutato, quando volevo andare via dall'Italia, mia madre mi ha detto che dovevo superare anche questo momento come già era accaduto in Brasile".

FORZA E DEBOLEZZA - "La testa" è il suo punto debole, dice scherzando Jonaathan, mentre "la velocità" il suo punto di forza. Non sa cucinare, è scaramantico, la mattina quando si sveglia pensa che deve fare bene il suo lavoro e quando gli si chiede del giocatori numero uno al mondo non ha dubbi: "Dico Messi perchè tutto quello che gli altri fanno con due gambe, lui è in grado di farlo con una gamba".

E continuando nel botta e risposta finale, si scopre ancora di più su Jonathan:

Se ti dico Inter? "Al momento la seconda cosa più importante per me dopo la mia famiglia".

Come finisce quest'anno? "Resto, ma spero di poter raggiungere un posto in Champions League".

Che voto ti dai in questa stagione? "Sette, sette e mezzo".

Che cosa ti ha aiutato a migliorare? "Migliorare la parte tattica. Mazzarri in questo è stato bravissimo, insieme al suo staff. Ogni giorno mi dice che devo guardare prima la palla, poi l'uomo. Questo è importante per me".

La tua prima volta a San Siro?"Mi si è stretto lo stomaco".

Pensi alla Nazionale? "Credo che tutti i giocatori che giocano in una grande squadra di club pensino alla Nazionale, ma so che nella nazionale brasiliana ci sono tanti campioni. Nel mio ruolo c'è Alves o c'è Maicon. Io lavoro per far bene e se un giorno ci sarà la possibilità di andarci in un'occasione sarei felice".

ERA QUASI FINITA - In chiusura, Jonathan racconta un aneddoto: "In una partita ho pensato veramente che dovevo andare via. Era Sampdoria-Inter, quella scivolata che ho fatto in area non mi era mai successa prima. Avevo cambiato le scarpe, pensavo andassero meglio quei tacchetti e invece...".