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Stevan Jovetic è il protagonista della puntata odierna di Inter Nos, format di Inter Channel.
L'attaccante nerazzurro si è raccontato al canale tematico nerazzurro, affrontando vari temi, dalla partita con la Roma al suo approdo all'Inter.
Ecco la diretta testuale live:
Un saluto a tutti, venite sabato a sostenerci allo stadio.
-Come sarà la partita con la Roma?
Bella partita, loro hanno iniziato molto bene, giocando un bel calcio, segnano tanto. Sarà una bella sfida, ho diversi amici lì, Dzeko, Pjanic ad esempio. Non vedo l'ora di scendere in campo sinceramente. Pjanic? Piede caldissimo su punizione.
-Bello giocare a San Siro?
Bello giocare lì, fino ad ora nelle grandi sfide era pieno, nelle altre un po' meno, speriamo di spingere i tifosi a venire sempre numerosi attraverso le nostre vittorie.
-Campionato equilibrato?
Ci sono ancora tante partite, si perderanno tanti punti per strada, speriamo più loro, ma sarà un campionato divertente.
-Puoi ancora fare di più?
Sì, posso e lo farò.
-Play Station?
Quando gioco a calcio alla play sono forte, a basket no. Io gioco a Pes, Juan a Fifa. Vedrò partite di basket qui a Milano, c'è un mio amico che gioca lì. Ho visto varie partite di basket del Partizan. Quand'ero piccolo ho giocato un po'. Palacio è fortissimo, giocava da piccolo.
-Scudetto?
Possiamo provarci, io ci credo, sono venuto qui per vincere, non per scherzare".
-Quanti gol speri di fare con i compagni?
Beh, almeno 20 a testa. Speriamo.
-Cosa pensi delle avversarie quando sei in campo?
Quando affrontiamo una squadra vediamo video nei giorni precedenti. Io però mi concentro su me stesso, penso a me. Io non reagisco, sono tranquillo.
-Gol più bello in carriera?
Ce ne sono vari. Mi è piaciuto il gol in Partizan-Stella Rossa. E' più bello segnare contro le grandi squadre, ma il gol è sempre gol, quindi fa sempre piacere.
-Scudetto?
Ci ho creduto dalla prima partita e ci credo adesso. Non ne parliamo forse perché è troppo presto, ma ci credo.
-Pressione del numero 10? Ti senti leader della squadra?
Non ci faccio caso, non sento pressioni, non conta il numero quando fai bene. Si era liberato e l'ho preso. L'importante è stare insieme e fare ognuno il proprio dovere. Se credono che io sia leader è una cosa che vedono all'esterno. Per me non è così.
-Esultanza col cuore?
Poche volte, per mia sorella. Ma esulto sempre con le dita al cielo. Io e mia sorella siamo molto legati, ma tutti in famiglia siamo legati.
-Quanto è difficile il momento post-infortunio?
Il momento più diffiicle della mia vita, non ci penso da tanto. Si impara molto, si cresce, capisci chi ti sta vicino, puoi imparare tanto. Leggevo tanti libri di psicologia.
-Dribbling?
Sempre fatto da piccolo. Mi interessava solo giocare a pallone. Sono stato sempre attaccante.
-Dopo il primo gol cosa hai pensato?
Dopo la storia che al City non giocavo ero pieno di rabbia e felice dopo la rete, ha significato tanto per me.
-Osservato dagli avversari?
Non ci penso. Io penso a quello che devo fare.
-Mai pensato di essere amato così tanto dai tifosi nerazzurri?
Forse non così presto, ma sono contento che sia così. Non avrei mai pensato di esordire in questo modo. Io cerco sempre di dare il amssimo per la squadra, di stare in su, di fare gol e assist.
-Idolo?
Sheva mi piaceva, anche se lui era più punta. Mi piaceva molto Ronaldinho, ha cambiato il modo di giocare a calcio, mi incantava.
-Partizan?
A 13 anni sono andato lì. Era molto lontano da casa mia. Non è stata una decisione facile, sono stato molto bene lì. Due anni e mezzo con le giovanili, poi in prima squadra. A 17 anni ero capitano. Ho vinto coppe, campionato e poi sono andato alla Fiorentina. Non ho pensato tanto al fatto che avessi la fascia al braccio. Ero sempre lì ad incoraggiare i compagni. Il capitano deve fare questo.
-Cosa ti ha detto Mancini prima della Juve?
Niente in particolare, mi ha detto difensivamente cosa fare, di stare sul loro centrocampista centrale. In Inghilterra si lavorava poco tatticamente.
-Accoglienza all'Inter?
Sono contento che è andata bene dall'inizio. Ho aprlato con Stankovic, Vidic, mi hanno parlato molto bene dell'Inter e quando sono venuti qui ho capito che avevano ragione. E' una bella squadra e voglio ringraziare tutti perché mi hanno accolto molto bene. I tifosi mi fermano, io cerco sempre di accontentare tutti finché posso.
-Cosa cambia per il tuo tipo di gioco tra Premier e Serie A?
Per me nulla, io gioco il mio calcio ovunque. Era più facile giocare in Inghilterra, c'era più spazio. Qua i difensori più furbi, lì più veloci e fisici. E' stato più facile giocare lì, qui tatticamente i difensori hanno una buona tecnica.
-Differenza tra calcio italiano e inglese?
Qui si gioca per non perdere, e non mi piace, lì per vincere. Lì anche vincendo 2-0 non ci si fermava. Spesso finiva in pareggio. Le squadre giocano tutte dietro in Italia, c'è poco spazio. Se fai bene non importa però in quanti si chiudono dietro.
-Felice di essere qui?
L'Inter mi voleva da tanto, quest'estate la cosa si è intensificata. Ho parlato con il mister, Ausilio, mi hanno spiegato il progetto. Io ho detto subito di sì. Io mi sento bene, la squadra è fortissima, abbiamo bei tifosi, tanti bravi ragazzi in squadra. Dobbiamo tornare dove l'Inter merita, entrare in Champions. Se più avanti continueremo così lotteremo anche per lo scudetto. L'Inter è una delle sette/otto squadre più forti al mondo, conoscevo la storia e il blasone e volevo entrare a farne parte, facendo bene come i grandi giocatori che ci sono stati.
-Come sta andando?
Molto bene, siamo contenti di essere in alto in classifica, ma non soddisfatti perché si può ancora migliorare tanto. Speriamo di vincere la prossima sfida con la Roma, così saremo primi in classifica.
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