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Il Mattino torna inevitabilmente sulla sentenza del Giudice Sportivo sulla questione Acerbi-Juan Jesus. E lo fa raccontando come il brasiliano ha vissuto quei momenti sul campo di allenamento: "Il brasiliano arriva a Castel Volturno poco dopo le 13. Incrocia i suoi compagni, non parla della sentenza in arrivo. Ma è chiaro: immagina una sanzione esemplare, perché nessuno può mettere in dubbio quello che ha raccontato e che ha giurato sia successo. Perché - sostiene - nessuno può permettersi un simile atteggiamento su un campo di calcio. Ma il suo umore cambia in maniera brusca, Grava che guida l'allenamento capisce che Jesus non è sereno: prende la notizia dell'assoluzione di Acerbi molto male. È sorpreso, non ha gradito, è adirato, stizzito. Ma anche tormentato, crucciato.
Non voleva essere un paladino ma è costretto a farlo e posta la foto con il pugno chiuso. Il simbolo della lotta alla razzismo. È ancora in campo, Juan Jesus, per l'ultima parte dell'allenamento pomeridiano quando arriva da bordo campo la notizia: «Acerbi è stato assolto». Il brasiliano si avvicina alla panchina dove ci sono dirigenti e staff medico e se lo fa ripetere. «Sì, zero giornate di squalifica». Abbassa lo sguardo. Non dice nulla. Non l'ha presa bene, è infuriato. Ripete a tutti: «Mi ha detto negro, è un'ingiustizia. Perché non mi hanno creduto?». Gli altri, sul terreno di gioco di Castel Volturno, provano a confortarlo. I compagni non hanno sentito nulla a San Siro, non è questione di omertà. Jesus ha chiesto di fare tutto da solo al momento dell'audizione".
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