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Lautaro Martinez è tornato a brillare. Con quattro reti in pochi giorni, tra campionato con la tripletta alla Salernitana e la Champions League con il gol ad Anfield contro il Liverpool, il 'Toro' si è ripreso l'Inter e ora vuole guidarla nella volata Scudetto.
"Che gioia il gol di Lautaro ad Anfield, un gioiello per gli occhi" ha dichiarato alla Gazzetta dello SportMario Alberto Kempes. L'ex centravanti argentino ha parlato del suo connazionale, e non solo, ai microfoni del quotidiano.
Si aspettava la rinascita improvvisa del Toro?
"Rinascita? Qualcuno dubitava davvero di Lautaro? Io ero sicuro che sarebbe tornato al suo livello subito perché appartiene a una razza particolare, quella dei veri goleador...".
E in che cosa li riconosce?
"Non solo dai gol, ma dall’atteggiamento, dal modo in cui sono guardati dagli altri: i compagni sanno che ci sono e che, prima o poi, ci penseranno loro".
Ma per due mesi e mezzo Lautaro non ci ha pensato...?
"Normale, capita a chiunque faccia il lavoro dell’attaccante. Non mi ricordo neanche più quante volte sia successo a me. Ma mai dare i goleador per finiti: quando fanno saltare il tappo della bottiglia, quando risalgono alla luce, poi non li fermi più. Esattamente come adesso Lautaro, sia in Italia che in Europa".
Qual è stata per lei la chiave della sua ripartenza?
"La fiducia, sua e del tecnico. Il Toro non ha abbassato la guardia e ha continuato a tirare quando aveva l’occasione, come è sempre giusto fare. Ma se in quei momenti delicati l’allenatore non lo avesse schierato, allora ci sarebbe stato il rischio di demoralizzarsi. Con Inzaghi, invece, è successo il contrario: sarà stata un po’ strana la sostituzione in Champions, ma ha sempre insistito su Lautaro. E al momento giusto ha ottenuto la ricompensa".
Quanto cambia nella sua stagione la prodezza di Anfield?
"Segnare un gol di questa bellezza in uno degli stadi più impressionanti del mondo ti resta dentro. Ti dà la carica: da adesso inizia una nuova fase e Lautaro può arrivare dappertutto. Però a me in Champions è piaciuta tutta l’Inter, non solo lui: ho visto una squadra intelligente che ha giocato con grande tensione, coraggio, amor proprio. Il golazo non è casuale, è stata la ricompensa del lavoro di tutti. Ma poi sono rimasti in dieci e tutto è diventato molto più complicato".
Si è molto discusso della compatibilità di Lautaro con Dzeko: lei come la vede?
"Forse perché si arriva dalla sua esperienza con Lukaku, ma per me è folle pensare che due attaccanti di questo livello e di questa intelligenza non possano giocare insieme. I goleador non si mettono mai in contrapposizione, semmai si mettono insieme. Come farebbe Inzaghi a privarsi dell’uno o dell’altro? Poi, però, è sempre il campo che parla: l’intesa si trova giocando e tutta la squadra deve accompagnare le punte, proprio come fa l’Inter".
Con Lautaro la sua Argentina ha trovato il centravanti ideale per assistere Messi?
"Qui abbiamo una tradizione di grandi centravanti: parlo di Kempes, ok, ma pure di Batistuta, Milito, Higuain, Aguero, Tevez, e Lautaro sta sulla stessa linea di continuità. Manca tempo per il Mondiale, ma è una fortuna per la Seleccion che lui abbia coltivato il feeling con Messi. Leo resta il giocatore migliore al mondo, inventa cose che gli altri non vedono e chi sta al suo fianco deve stare concentrato al 200%: su questo il Toro è una garanzia, in area ha sempre gli occhi ben aperti".
E all’altro argentino, Paulo Dybala, cosa consiglierebbe in questi giorni difficili?
"Dybala è nato all’Instituto di Cordoba come me, in uno stadio che ha preso il mio nome... Ora pensi con la sua testa: sentirà tante voci attorno, ma la decisione è sua. Se sente di poter ancora fare la differenza a Torino, allora farà bene a rinnovare a prescindere dai soldi. Se invece avesse percepito di non essere più così “voluto”, allora dovrebbe guardarsi attorno per davvero, senza precludersi niente".
Neanche l’Inter, eterna avversaria dei bianconeri?
"Neanche l’Inter, certo. Anzi a Milano farebbe una grande coppia proprio con Lautaro. Ho visto il caos dopo che Vlahovic dalla Fiorentina è andato alla Juve, ma un giocatore ha diritto sempre di scegliere il meglio per sé".
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