- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
primo piano
Lo ha voluto fortemente, inseguito per tutta l’estate ma alla fine Roberto Mancini è riuscito nel suo intento e cioè riabbracciare Felipe Melo. Sono stati necessari tre milioni ma alla fine l’Inter si è portata in casa un giocatore che, nonostante la non più giovane età, ha due qualità che ben pochi hanno; se da una parte, infatti,è un formidabile cacciatore di palloni, dall’altra riesce ad avere anche una grande visione di gioco e piedi raffinati.
L’ex centrocampista di Juve e Fiorentina può essere molto efficace all’interno degli equilibri di una squadra, tanto che, già nel 2009, nel Brasile allenato da Dunga, in occasione della Confederations Cup, fece la differenza in una formazione in cui giocavano Pato, Kakà, Robinho e Luis Fabiano tutti insieme. La presenza in campo di Felipe però, dava quell’equilibrio che serve ad una grande squadra e cioè riuscire a ringhiare sui giocatori avversari nel momento in cui si avvicinavano all’area e rilanciare il contropiede con grande qualità.
Secondo la Gazzetta dello Sport, Mancini potrebbe averlo voluto proprio per queste sue caratteristiche e piazzarlo dietro ad un poker con Icardi, Perisic, Jovetic e Palacio. O Ljajic. Se Melo tiene, tutto è possibile. Già, se tiene. Perché l'altra faccia di Felipe è la sua fragilità emotiva. A volte ha rovinato tutto per eccesso di agonismo.
La Seleção bruciò le sue ambizioni mondiali in Sudafrica proprio per un attimo di follia del centrocampista. Questa formula del doppio centrale riporterebbe all'antico anche un Kondogbia non ancora capace di fare la differenza. La presenza al fianco di un uomo della personalità di Melo lo aiuterà sicuramente. Con il centrocampo a tre invece ci sarebbe spazio anche per Guarin, Brozovic e quel Medel celebrato da Mancini con la battuta: «Vorrei avere 10 Medel più Messi». Il cileno può anche fare il vice Melo ma stiamo parlando di due mondi diversi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA