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LA LAZIO SI DIFENDE: “NON ACCETTIAMO LEZIONI DA CHI CI AUGURAVA LA B”

Daniele Mari

«Noi abbiamo fatto il nostro dovere da tifosi e voi il vostro da calciatori». Il pensiero dominante su radio e blog a tinte biancocelesti non lascia scampo ad equivoci: il popolo della Lazio non ha nulla da rimproverarsi per il comportamento...

«Noi abbiamo fatto il nostro dovere da tifosi e voi il vostro da calciatori». Il pensiero dominante su radio e blog a tinte biancocelesti non lascia scampo ad equivoci: il popolo della Lazio non ha nulla da rimproverarsi per il comportamento atipico adottato nel match perso 2-0 contro l'Inter, in cui i 50 mila sostenitori biancocelesti accorsi all'Olimpico hanno scelto di tifare contro la propria squadra, pur di scongiurare lo scudetto dei cugini della Roma, a favore degli 'amicì nerazzurri. Un gemellaggio, quello tra le due tifoserie, che da solo però non basta a spiegare il clima surreale in cui la formazione di Mourinho ha di fatto opzionato il titolo di campione d'Italia. Tantissimi gli interventi dei tifosi della Lazio sulle radio locali che hanno voluto sottolineare come questo atteggiamento esasperato, dagli striscioni pro Mourinho alle minacce ai giocatori della Lazio in caso di vittoria, dal grido di gioia sui due gol nerazzurri ai fischi quando la formazione di casa si rendeva pericolosa, «fa parte sì del dna di Roma», ma è stato notevolmente esasperato dai comportamenti del capitano giallorosso, Francesco Totti negli ultimi due derby.

«Forse oggi si sarà pentito di quel gesto dei pollici all'ingiù fatto sia all'andata che al ritorno sperando di mandarci in serie B», dicono sui forum gli ultras biancocelesti, che rinfacciano ai cugini giallorossi anche i poster (raffiguranti Totti che fa il gesto dei pollici ingiù) con cui i tifosi della Roma tappezzarono all'indomani del successo nell'ultima stracittadina le mura di Formello, quartier generale della Lazio. Insomma il popolo della Lazio non ci sta e rimanda ai vari mittenti di turno (la Roma, ma non solo) le accuse di mancanza di sportività e di valori etici, anche se non mancano, seppur rare, le voci fuori dal coro. Come quella di Alessio, 21 anni, unico laziale in una famiglia romanista, che ha voluto esprimere totale e profonda amarezza per quanto visto sugli spalti. «Per la prima volta in vita mia mi sono vergognato di essere tifoso laziale - ha ammesso - Il vero tifoso non è quello che si è visto in curva. Bisogna sempre sostenere la propria squadra, ma a tutto c'è un limite: oggi mi vergogno di essere un tifoso della Lazio».

C'è anche chi sostiene che era giusto fare vincere l'Inter, ma forse «bisognava farlo non così spudoratamente». Totalmente diversa invece la posizione della società che respinge tutte le accuse piovute da più parti su quella che sarebbe stata una partita 'farsà, e rimanda indietro le lezioni di moralità arrivate da Trigoria per bocca della Sensi e di Montali. Lotito ha scelto di non parlare, almeno per il momento, ma ha intenzione di fare tutto ciò che è necessario per tutelare l'immagine e l'onorabilità del club. «Dove ci sarà spazio ci faremo sentire - fanno sapere dalla società - stiamo raccogliendo il materiale perchè non accettiamo lezioni di moralità da nessuno, specialmente da chi ci augurava la serie B».