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La Repubblica: “L’Inter è tornata ad essere sfigata come prima di Calciopoli”

Il derby è la partita della settimana. Tutte le altre sfide passano in secondo piano, pure nei giornali non propriamente milanesi. La Repubblica in copertina ci piazza il difficile momento dell’Inter ‘che si sta sbriciolando un pezzettino...

Eva A. Provenzano

Il derby è la partita della settimana. Tutte le altre sfide passano in secondo piano, pure nei giornali non propriamente milanesi. La Repubblica in copertina ci piazza il difficile momento dell’Inter ‘che si sta sbriciolando un pezzettino alla volta’ e di contro il Milan, che ‘si è raccolto intorno ad Allegri e ha trovato un equilibrio’. Insomma, la stracittadina di domenica sera sembra avere un risultato scontato.

“Benitez – scrive la Repubblica sul suo sito ufficiale- ha faticato a tenere alto l’umore del gruppo, indebolito da una campagna acquisti che non c’è stata e per colpa di una sfilza di infortuni in cui le responsabilità degli staff (tecnico e medico) si fondono con la "malafortuna" (per dirla con Rafa) in un viluppo inestricabile. E l'Inter d'improvviso è tornata quella un po' sfigata degli anni pre-Calciopoli”.

Ecco la ‘sfiga’ che ritorna. E gli interisti si aspettano che le cose possano tornare ad essere quelle che in passato l'hanno resa prima e unica. “L'ambiente nerazzurro chiede una prova di forza nel derby, perché davvero non è possibile che gli ultimi cinque anni siano stati un incantesimo e che la carrozza sia tornata a essere una zucca”, scrive Sorrentino, l’inviato del quotidiano.

Il giornalista apre anche il capitolo infortuni. “Sul prato del Meazza – scrive – gli ultimi caduti sono Samuel, Pato e Inzaghi. Il prato del Meazza sembra la Darsena: se ne parla sempre, ma mai un cane che risolva il problema”.

L’Inter è chiamata a ricominciare dal derby. Ricominciare dai suoi ragazzi, quelli che hanno fatto tutto per lei e che non possono, non ora, aver perso motivazioni e voglia di vincere. Un motivo su tutti? Quell’insopportabile parola, ‘sfiga’, e quell’insopportabile simpatia che suscitiamo tra gli avversari. Solo quando si perde però.