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Cosa insegna il percorso inatteso di questa Inter?
—«L’importanza del non arrendersi e superare le difficoltà. Quando sono stato eletto presidente del Senato ho citato una frase di Pertini: “Nella vita talvolta è necessario saper lottare non solo senza paura, ma anche senza speranza…”. Due mesi fa tutti immaginavamo che sarebbe stato il prossimo allenatore dell’Inter, invece Inzaghi ha lottato, ed eccoci tutti a Istanbul».
Ha sciolto tutti i dubbi ?
—«Ho sempre detto che è uno dei migliori tattici, deve solo acquisire un po’ più di grinta. Non amo definire l’Inter pazza, piuttosto è… dipendente dagli stati d’animo. Abbiamo interrotto questa dipendenza solo con allenatori che con il carisma impedivano agli umori di determinare i risultati. Da Bersellini al Trap, da Conte a Mou è sempre stato così: Inzaghi è diverso, ma sta cambiando e gli ultimi mesi sono stati positivi. Come gestore di esseri umani ha una tecnica diversa: vuole tenere tutti sulla barca, mentre altri tenevano più fermo il bastone del comando».
Quali sono gli interisti della sua vita?
—«Nella gioventù Horst Szymaniak, un tedesco comprato dal Catania. Poi ne dico due che sono diventati amici. Per primo Zenga: spero che prima o poi possa allenarci. E Materazzi, il preferito: mio figlio ha il 23 tatuato, noi siamo una famiglia di culto “materazziano”. Oggi la sorpresa è Acerbi, una intuizione di Inzaghi che compensa l’errore Correa. Se potessi scegliere una persona con cui cenare, direi Onana. Uno che non leverei mai, invece, è Lukaku: siccome la finale non dura necessariamente 90’, ma può arrivare 120, per la prima volta capisco l’opzione Romelu da subentrato».
Anche lei subisce il fascino del Guardiola visionario?
—«No, sarà pure bravissimo, ma non ho mai sognato lui come tecnico dell’Inter. Non so se sarebbe l’uomo giusto per allenare in una piazza come Milano».
Un giudizio su questi anni di gestione Zhang?
—«Ero diffidente: pensavo e penso sia un errore non aver mantenuto la presenza di Moratti. Ma a parte questo, devo dire che il ragazzo è appassionato, il suo interismo non è di facciata. Visto quello che succede altrove, la sua parsimonia forse è saggia. Certo, l’autofinanziamento non può continuare in eterno, ma ogni scelta è condizionata da ciò che accade in Cina».
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