I rapporti col Milan, l’ombra di Moggi e la lite con Conte: ecco perché Marotta saluta la Juve

Entrato in società grazie a John Elkann dopo le sciagure provocate dal tandem Secco-Cobolli Gigli, Beppe Marotta lascia la Juventus dopo anni di vittorie e soddisfazioni, ma non senza sbattere la porta. Anzi. Alla base del divorzio divergenze su più temi con Andrea Agnelli, che ha rivendicato il suo potere, come ribadito nell'approfondimento dei colleghi de La Verità: "Mai fidarsi di un Agnelli. Mai credere alle sue promesse. Mai cercare di contraddirlo e men che meno ostacolarlo. Mai insistere, anche se si sa di essere nel giusto. Mai cercare di discutere o pensare di potergli disubbidire, anche se lo fai per il suo bene".

L'amministratore delegato si era lamentato per l'affare Ronaldo, non dal punto di vista tecnico, ma per le parole pronunciate da Nedved ("E' merito di Paratici"). Inoltre, le forti discussioni sugli strani rapporti con il Milan legati alle operazioni di mercato di questa estate, l'esonero improvviso di Antonio Conte, che quel giorno aveva quasi strattonato l'ad accusandolo di non aver nemmeno trattato Cuadrado, Iturbe e Sanchez. Stando a tale ricostruzione, Marotta ha sulla coscienza anche il caso Draxler del 2015, tedesco che Paratici voleva a tutti i costi e che proprio Marotta bloccò. Ma su tutte, la motivazione che più lascia senza parole è che "Marotta ha dimenticato che nella Juve, nel bene e nel male, le decisioni chiave sono sempre legate ai consigli della coppia Giraudo-Moggi. Il primo ha messo Nedved come badante accanto ad Andrea affinché lo sorvegli (...). Moggi dal canto suo suo, vede spesso Andrea (abitano un piano sopra l'altro in via Carlo Alberto 58 a Torino) e la sua parola conta moltissimo".