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Lady Inzaghi: “Uso poco i social per non creargli problemi. Finale CL? Situazione surreale”

Redazione1908

Ritratto più intimo del tecnico nerazzurro

Gaia Lucariello, moglie di Simone Inzaghi, non ha avuto dubbi a trasferirsi a Milano quando il marito è stato chiamato a guidare l'Inter. Ne ha parlato ai microfoni della rivista Chi, soffermandosi sull'accoglienza e su cosa si provi ad essere la compagna di un allenatore di una squadra così importante come quella nerazzurra: «Ci siamo ambientati subito superando i problemi legati a quando cambi tutto, anche le abitudini dei tuoi figli. Lorenzo gioca a calcio e di cognome fa Inzaghi. Un cognome pesante, ma nessuno nelle squadre giovanili dell’Inter glielo ha fatto pesare».

Anche Gaia Lucariello segue l'Inter in trasferta: «Alt. Io ho la tempra di mio marito. Faccio ogni settimana 400 chilometri per accompagnare in trasferta mio figlio, per seguirlo personalmente e perché mi fa piacere vederlo giocare. Con Simone in campo ogni volta è un esame, spesso difficile da sostenere emotivamente. Invece con Lorenzo, che è attaccante, c’è anche la leggerezza di chi sogna un futuro nel mondo del pallone. Tifa Inter, però quando suo padre allenava la Lazio tifava Lazio. Devo capire se è fedele o...paraculo». Momenti brutti da quando Inzaghi allena l'Inter ce ne sono stati, ecco come si gestisce la tensione in casa Inzaghi: «Inutile girarci intorno: bisogna essere intelligenti. Non si può dire: “Fai finta di niente”. A volte ne parli, ascolti lo sfogo, altre scegli il silenzio, ma dopo 14 anni d’amore ci capiamo al “ciao”, anche se è un ciao post critiche e sconfitte. Voglio specificare una cosa: non sono questi i problemi della vita. Ma Simone, che arriva sempre senza voce a fine partita, “sente” il bello e il brutto».

L'affetto dei tifosi

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«L’anno scorso è successo, la squadra stava attraversando un momento negativo. Una domenica ho nascosto il mio viso dietro al telefonino e ho iniziato a piangere. Capita anche che a volte Simone mi cerchi con lo sguardo. Ricordo che, durante la partita contro la Roma, lui si è girato, ma non riusciva a vedermi. Come una matta ho urlato: “Amore, sono qua!”. Un sorriso e via, ci siamo ritrovati», continua Gaia Lucariello svelando alcuni dettagli della loro vita privata. E i social li usa? «Pochissimo. E sarò sincera: lo faccio per non creare problemi a mio marito. Pubblico poco o quasi nulla e non rispondo mai ai provocatori, agli hater, a chi va oltre le critiche calcistiche. Potrei usare i social con leggerezza, ma non lo faccio. Rispetto troppo la figura di mio marito. A causare un problema bastano una foto, un selfie, un like. Pazienza. Come ho vissuto la sconfitta contro il Manchester City in finale di Champions League a Istanbul? Una situazione surreale. Mi ricordo che alla fine sono venuti ad abbracciarmi tutti. Ero in lacrime, anzi singhiozzavo proprio. Però intorno a me sentivo tutti i complimenti dedicati a Simone. Nel calcio contano i risultati, ma la squadra è stata fantastica. Dopo la sconfitta lui è tornato in aereo con i suoi calciatori. Ci siamo riparlati a Milano. E ci siamo rovinati l’estate (sorride, ndr)». I tifosi interisti provano affetto sia per lei che per Inzaghi: «All’inizio non mi filava nessuno. A Roma, invece, a momenti mi chiedevano l'autografo... Ora a Milano siamo in una fase di complimenti. Ma il tifoso va rispettato sempre e comunque, anche quando arriva la critica. Certo non bisogna esagerare. A Roma, invece, siamo tutti una “famiglia”, nel bene e nel male». E alla fatidica domanda del giornalista di Chi Gaia sceglie di non rispondere: «Cosa vincerà quest’anno l’Inter? Ci sono obiettivi che mio marito mi ha confidato? Ops. Mi squilla il telefono, devo proprio scappare. Grazie “Chi”, ci sentiamo presto... (sorride, ndr)».



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