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"Sono segnali, c’è poco da fare. Il primo tempo del Toro è stato solo di lotta e sacrificio, contro il compagno di nazionale Otamendi. Ieri non se le sono mandate a dire: sbracciate, entrate ruvide, continui corpo a corpo. E nei primi 45’ Lautaro è sembrato accusare il maltrattamento scientifico dell’altro argentino. Quasi sorpreso, perché è vero che in campo conta solo la vittoria, ma poi certe provocazioni non te le aspetti da qualcuno che frequenti con una certa costanza".
"La partita di Lautaro è cominciata allora con ritardo, con la solita scintilla che ha infiammato San Siro. Il destro velenoso di esterno-collo che si è stampato sulla parte bassa della traversa all’alba della ripresa ha svegliato l’orgoglio del Toro, che da lì in avanti ha cominciato a sparare da tutte le posizioni e in ogni modo, senza mai trovare la gioia del gol. Lautaro è stato pure ammonito, per un intervento duro su Neves da cui poi ha preso una scarpata in faccia, non sanzionato. E poi Trubin gli ha detto due volte di no con i piedi su conclusioni ravvicinate, e quando il Toro lo ha saltato in uscita, è stato il piedone di Otamendi a negargli la gioia del gol. Poco male, per l’Inter e per Lautaro, comunque “man of the match”: è la sua nuova dimensione, imprescindibile anche quando non riesce a segnare", scrive La Gazzetta.
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