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"Insomma, il capitano comincerà a preparare il derby quarantotto ore prima del fischio di inizio: situazione scomoda, ma non ingestibile. Piuttosto, la preoccupazione maggiore potrebbe essere il luogo dell’ultimo incontro. Si giocherà a La Paz, a circa 3600 metri sopra il livello del mare. In una condizione climatica particolare (scarso ossigeno, maggior fatica) che solitamente penalizza gli ospiti e costringe i giocatori ad un dispiego di energie nettamente maggiore. Ecco, se il Toro dovesse giocare 90 minuti contro la Bolivia, sommando poi la stanchezza del viaggio lungo e il jet lag, è probabile pensare a una condizione non proprio al cento per cento per la sfida al Milan".
"Il calendario, comunque, permetterà al Toro di essere in Italia con un discreto margine di anticipo, cosa che è già un vantaggio. In passato, nell’era Inzaghi, è successo ad esempio che Lautaro tornasse alla Pinetina per la vigilia della partita di campionato (contro la Samp, e partì dalla panchina), ma è anche successo di vedere il Toro sbarcare direttamente a Roma, dove la squadra era già in ritiro pre partita. Ciò che conta, stavolta, per l’Inter, è che Lautaro torni integro e pronto all’uso. Facile ipotizzare anche colloqui telefonici tra gli staff sanitari di Argentina e Inter per monitorare tutto con prontezza. Nulla verrà lasciato al caso: col Toro, non si può", chiude il quotidiano.
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