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La seconda sconfitta in Europa League ha palesato una realtà: l'Inter senza i suoi titolari affonda e ha confermato che, senza spina dorsale questa squadra ancora in costruzione non sa trovare la continuità non soltanto nei risultati, ma anche nell’approccio alle partite. E che le cosiddette riserve hanno sprecato un’altra occasione per ribaltare le gerarchie. Lasciando la sensazione che per ora l’Inter vada davvero a due velocità. Questione di testa, non certo di preparazione. Con al fianco il professor Miranda, Ranocchia domenica col Bologna era parso un leone, chiudendo alla grande anche i pochi palloni sfuggiti al brasiliano. Ieri invece Andrea ha fatto a gara con Murillo a chi faceva più errori. Bel duello, vinto ai punti dall’italiano, che subito dopo l’illusoria rasoiata di Palacio si è fatto cacciare per un secondo giallo evitabilissimo. Questa precarietà poi ha inevitabilmente trascinato in un gorgo anche i giovani. La tigre Miangue ieri sembrava un gattino da divano, mentre Gnoukouri nel cuore del gioco non è riuscito a scuotere un Melo imbarazzante, protagonista in negativo della doppietta di Kadlec. Il baby ivoriano ha anche avuto un diverbio con Candreva. In mezzo, oltre alla grinta di Medel sono mancati il dinamismo e il carisma di Joao Mario. Solo un caso che col campione d’Europa l’Inter abbia vinto tre gare su tre e senza non abbia mai fatto festa? La stessa incidenza che in fondo ha Icardi, entrato in sette degli otto gol stagionali, prima del tracollo di ieri. Maurito, che pure in Europa non segna da otto gare (spezzoni compresi) ormai mette paura agli avversari con la sola presenza. È lui che, appena entrato, ha indotto all’errore Mazuch per il guizzo di Palacio. Ma soprattutto è lui - che pure ha il posto assicurato anche da zoppo - a piazzare quelle sportellate che alcuni suoi compagni precari hanno solo preso dagli avversari.
(Gazzetta dello Sport)
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