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Quindici mesi dietro a Lucas. Certo non si può accusare l'Inter di non averci provato. Il giocatore era ad un passo dallo sbarco a Milano. Il suo entourage aveva fatto visita alla società nerazzurra: ha visto le strutture, ha pranzato alla Pinetina, ha visto San Siro in una serata di Champions. Lo ha raccontato Roberto Calenda, intermediario nell'affare: "Avevo preso la residenza in Brasile", ha detto a Sky, per spiegare quanto lavoro è stato fatto.
E nella terra verde-oro ci sono state tante missioni, contatti continui con il San Paolo, fax, telefonate. Avevano convinto l'attaccante a dire si, lo hanno fatto spiegandogli che sarebbe stato il centro del mondo. Come era stato il suo connazionale Ronaldo anni prima. Il giocatore aveva chiesto all'avvocato Juvencio Juvenal, presidente del club brasiliano, di essere ceduto. Era stato affascinato dal Real Madrid, ma la squadra nerazzurra aveva un progetto con lui come perno.
Branca e Ausilio erano riusciti a tenere il prezzo basso: venti mln più cinque di bonus. Ma in quel momento la crisi internazionale premeva anche sul calcio e Massimo Moratti ha dovuto stoppare la trattativa. Poi ha provato a concretizzare, lo ha detto in pubblico quando i suoi ragazzi erano in ritiro a Pinzolo.
E' arrivato il Psg: 45 mln sul piatto e affare fatto. A quel punto non c'è stato più niente da fare: le parti si sono salutate, senza nessun rancore. Il presidente interista aveva già deciso: non avrebbe mai preso parte ad alcuna asta. E' la sua nuova filosofia. Un tantino diversa rispetto al passato. Non ha a che fare affatto con il disimpegno di cui adesso lo accusano: più razionalità non significa meno amore. E' la nuova strada intrapresa dall'Inter: essere competitivi, al giusto prezzo.
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