Il suo nome è marchiato a fuoco nella storia dell'Inter. La sua esperienza, le qualità tecniche e il carisma furono fondamentali nella cavalcata del 2009/2010, anno in cui i nerazzurri conquistarono il Tripletecon Mourinho in panchina. Lucio ha rilasciato un'intervista ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport: "Forza fisica, transizione rapida dalla difesa all’attacco, solidità dietro e poi quella coppia eccezionale davanti... Spero solo che abbia anche i nostri stessi successi. Purtroppo, la vedo meno di quanto vorrei, ma quanto basta per notare quanto sia forte. E quanta fiducia abbia. L’Inter si merita di stare lì: se mantiene questa regolarità fino alla fine, è destinata a far terminare il dominio Juve".
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Lucio: “Inter, Conte l’uomo giusto. Mi rivedo in De Vrij. Su Moratti e Mou…”
L'ex difensore brasiliano dell'Inter, Lucio, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport per parlare dei nerazzurri
Che ricordi ha del Conte allenatore?
"Pochi, perché ho passato solo sei mesi con lui alla Juve, ma era un allenatore esigente a cui piaceva lavorare molto. E poi sapeva concentrarsi benissimo sulla parte fisica: questo aspetto è decisivo per creare squadre così competitive come le sue. E quanti video ci faceva vedere sia prima che dopo i match! Mi sembra l’uomo giusto per riportare l’Inter alla vittoria e per costruire una solida carriera a Milano. È un po’ strano vederlo lì visto il suo passato, ma nel calcio contano i risultati. E lui li sta ottenendo".
Anche stavolta tutto nasce da una super difesa?
"Ai nostri tempi era così: non solo noi difensori, ma tutta la squadra riusciva ad aiutarci con una compattezza unica. Anche questo reparto dà molta tranquillità: sia Skriniar che Bastoni sono difensori moderni, ma De Vrij è quello che più mi somiglia. Mi rivedo in lui sia in marcatura, sia in certi movimenti con la palla".
Ma è ancora vero che in Italia vince la migliore difesa?
"Da voi contro le piccole è durissima. Il campionato è così competitivo che c’è naturalmente una cultura tattica e difensiva. Attraverso le grandi difese costruisci gli attacchi e l’Inter ne è un esempio".
Ma come si può fermare davvero Lukaku?
"Ha una forza fisica incredibile, ma la usa non solo per sé, anche per gli altri. Segna ed è pure generoso: a me ricorda molto Drogba e un po’ pure Ibra. Marcarlo è complicato perché schiaccia quasi tutti i difensori. Se la metti sul fisico, sei morto: l’unico modo è stare attento al corpo a corpo e tentare l’anticipo con scelta di tempo".
Cosa ha vissuto quest’ultima crisi economica del club?
"Non è solo l’Inter, il covid ha ridimensionato tutto il calcio mondiale. Non conosco da vicino le difficoltà di questa proprietà, ma ai nostri tempi eravamo felici anche per il clima societario: Moratti non era un presidente, era il primo dei tifosi. E fa tutta la differenza del mondo quando amministri qualcosa che ami. È sempre bene che i problemi societari restino fuori dalla spogliatoio, ma io ora vedo solo giocatori concentrati sul campo".
Il suo miglior momento interista? Vietato dire il giorno del Triplete...
"L’inizio, i primi giorni, perché il successo è nato là. C’era un’atmosfera speciale e devo ringraziare Julio Cesar, Thiago Motta, Maicon che mi avevano subito accolto. Ma anche gli argentini come Cambiasso, Zanetti o Samuel. Siamo legati per la vita perché è un trionfo incancellabile: non ci stancheremo mai di parlarne. Ma un pensiero va sempre a Mourinho: mi ha dato una fiducia unica, è davvero entrato nella mia testa".
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