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Allontanato Icardi dall'Inter, non era facile raccogliere l'eredità dell'argentino. Compito difficile per Lukaku, ma il belga lo sta facendo nel migliore dei modi. Sia in termini di gol, nel 2019 sono 14 pari pari, ma anche e soprattutto in termini di prestazioni e gruppo.
GOL - "Partiamo da qui, dalla specialità di casa Icardi, la realizzazione: bottino complessivo identico, diversa ripartizione fra coppa ed Europa (5 in Champions per Mauro, 2 per Romelu), maggiore frequenza di reti per l’argentino, che ha giocato molti meno minuti. Così Maurito risulta realizzare ogni 83’, contro i 132’ che servono al belga. E alza la frequenza in Champions: un gol ogni 80’. Sono i numeri che Wanda Nara rivendica, quando dice: «Sarebbe bello vedere Lukaku anche nelle partite importanti. In Champions nei big match non ha segnato e ora la vedrà dalla tv». Del resto, nessuno ha mai messo in dubbio che Icardi fosse letale in area di rigore, il 37 in percentuale realizzativa lo conferma. Mauro ha segnato nei 16 metri tutte le sue reti in Francia , e 8 sono arrivate in area piccola. «Il gol non è tutto, dai miei attaccanti voglio anche altro», ripete spesso Antonio Conte. E non è certo l’unico a pensarla così: poche squadre moderne possono permettersi un finalizzatore puro e l’Inter in costruzione non è fra queste. Tanto che anche in tempi di quiete fra club e giocatore Spalletti chiedeva a Mauro più coinvolgimento nel gioco", riporta La Gazzetta dello Sport.
NUMERI - "Entriamo nel regno di Romelu Lukaku, il cui importante apporto al gioco è non solo visibile a occhio nudo, ma anche evidenziato dai numeri. Big Rom doppia il predecessore per palloni toccati durante il match e per passaggi completati (il famoso coinvolgimento). Vicine al doppio anche le occasioni create, il che spiega come il belga migliori il rendimento dei suoi partner d’attacco (il contributo del gigante all’esplosione di Lautaro non è trascurabile). Le sponde per i compagni, fondamentali per far salire e dare respiro alla squadra, sono addirittura cinque volte tanto. La verticalità e immediatezza del gioco dell’Inter di Conte si poggia molto sulla sua capacità di difendere palla e smistarla. Le zone in cui tocca la sfera sono decisamente più ampie rispetto al rivale, occupando quasi tutta la metà campo offensiva (per Mauro si concentrano intorno all’area di rigore). E poi ci sono i movimenti senza palla, i tagli, le corsie aperte: un lavoro che è difficilmente quantificabile, se non misurando quanto corrono i due contendenti. I dati confrontabili, quelli della Champions, dicono che Lukaku percorre 8,5 km a match, contro i 7,2 di Icardi: la differenza è sensibile. Tutto questo faticare, questa disponibilità, questa forza rischia di far passare in secondo piano le doti tecniche del primatista di reti col Belgio. Che ci sono: basta l’assist d’esterno di Praga per togliere dubbi. Lo stesso Romelu ha sottolineato questa “sottovalutazione”, specie in Inghilterra: «Nei paragoni con gli altri attaccanti non si parla mai della mia qualità. Il mio dribbling è buono: so fare un doppio passo, posso saltare un avversario». Confrontiamoli, i dribbling totali riusciti in stagione: 16 l’interista, 4 il parigino".
SPOGLIATOIO - "Tutto questo restando al campo, ai numeri, al gioco in senso stretto. Poi c’è tutto il mondo dello spogliatoio, della leadership, dei rapporti coi compagni. Per quelli è complesso trovare indicatori, però è difficile anche scovare qualcuno che si possa lamentare dell’approccio e dell’inserimento del nuovo numero nove nerazzurro. E se fra i tifosi qualche nostalgico di Icardi, seppur in minoranza, resiste (i primi amori si scordano solo festeggiando trofei), all’interno del club i rimpianti restano a zero. Anzi si spera in un altro pareggio: i 70 milioni del riscatto di Mauro coprirebbero in toto (o quasi) l’investimento per Romelu", chiude La Gazzetta.
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