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È il 21 maggio del 2012, per le vie di Londra c'è fermento, sta arrivando il bus scoperto con i giocatori del Chelsea freschi vincitori della Champions League. Su quel bus c'è anche Romelu Lukaku. Intervistato da Het Laatste Nieuws, l'attaccante racconta quella complicata stagione dal punto di vista personale e il suo rapporto con André Villas Boas, sostituito poi da Roberto Di Matteo a stagione in corso. "Di Matteo mi ha detto che sarei rimasto con il gruppo fino a dopo la finale. Non ho alzato un dito. Perché non ho vinto quel trofeo da solo. È una cosa che penso da quando avevo undici anni: se non ho contribuito, non è mio il trofeo. Solo se hai giocato in quella edizione o hai segnato, allora puoi anche metterlo in mostra".
Nessuna fiducia
Villas-Boas non aveva fiducia in Lukaku. "Durante le partitelle in allenamento a volte mi dava una casacca per giocare con entrambe le squadre. Una volta ho dovuto giocare nella posizione di terzino a sinistra, un'altra volta terzino a destra. Non cresci in questo modo. Poi a un certo punto devi pensare a te stesso. Ho detto al club cosa ne pensavo. Lo so: anche Villas-Boas era sotto pressione. Ma è per questo che non doveva trattarmi così. Di Matteo mi ha avvicinato in modo completamente diverso, mi ha immediatamente coinvolto in tutto. Sarebbe dovuto arrivare molto prima. Davvero, non ho mai perdonato l'allenatore precedente".
(voetbalprimeur)
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