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Mancini: «Lottare per il titolo è nel Dna dell’Inter. Se parte bene…»

Lorenzo Roca

Intervista all’ex tecnico nerazzurro Roberto Mancini sull’edizione odierna de La Repubblica, che ovviamente parla anche di Serie A. L’Italia ora dovrebbe seguire il modello tedesco?«No, così come non doveva copiare gli spagnoli...

Intervista all'ex tecnico nerazzurro Roberto Mancini sull'edizione odierna de La Repubblica, che ovviamente parla anche di Serie A.

L’Italia ora dovrebbe seguire il modello tedesco?«No, così come non doveva copiare gli spagnoli dopo i loro successi. Noi siamo l’Italia, abbiamo vinto quattro mondiali e potevamo vincerne di più, dobbiamo seguire la nostra strada, puntare sulle nostre risorse e tradizioni. Giusto documentarsi e studiare gli altri, ma il calcio italiano ha una sua identità e non deve perderla».

È difficile che un ex interista come lei per esempio venga chiamato dal Milan...«Io sono un professionista. Prendete Capello: ha allenato Roma, Juve e Milan. Normale. Ma questo è un discorso generale, il Milan ha un allenatore giovane al quale darà fiducia».

Con Galliani a suo tempo ci furono tensioni.«Sarà passato un secolo, eravamo giovani (ride, ndr). Ormai siamo amici. Ma ripeto, il problema non si pone».

Allegri rischia di finire come Benitez dopo Mourinho?«Anche con Conte in panchina, difficile vincere il quarto scudetto consecutivo. Ma la rosa è fortissima, la Juve resta la favorita».

Sorpreso dall’addio di Conte?«Sorpreso dai tempi: dopo due giorni di ritiro è stata una scelta spiazzante».

È così difficile restare più di tre anni nello stesso club?«In Italia, con le pressioni e gli eccessi che si vivono, è quasi impossibile andare oltre i cinque anni. E i presidenti hanno fretta».

Cioè?«È il limite del nostro calcio: a loro interessano solo i risultati, a un allenatore non si dà il tempo necessario per inserire un giovane, provare qualcosa di diverso, costruire una squadra. In questo sì, dobbiamo imparare dall’Inghilterra: anche lì i tecnici vengono esonerati, ma non dopo 10 giornate».

Di sicuro i campioni ormai sono altrove.«Ma non dobbiamo piangerci addosso. Questione di cicli: per tanto tempo i migliori giocatori erano nel nostro campionato, ci siamo divertiti, ora tocca agli altri. Prendiamo il positivo: i giovani avranno più spazio».

A proposito di giovani: mica male James Rodriguez.«Già nel Porto dava spettacolo. Ma per Ancelotti sarà complicato replicare il successo in Champions ».

La sua favorita?«Vedo bene il City: punta sui giocatori che hanno vinto con me, aggiungendo Mangala e Fernando. Può essere l’anno buono».

E in Italia può essere l’anno buono per la Roma?«Sì, si è rafforzata parecchio. Iturbe è stato il colpo del mercato, Uçan lo conosco bene perché era nel Fenerbahçe: ha fisico e tecnica, è pronto per la serie A. Ma ripeto, per me la Juve al momento è in pole position. Subito dopo Roma e Napoli, appaiate; in terza fila Inter, Milan e Fiorentina ».

La “sua” Inter non ha fatto grandi acquisti.«Ma se parte bene, può sorprendere come la Roma lo scorso anno: lottare per il titolo è nel dna dei nerazzurri».