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L'Edizione odierna della Gazzetta dello Sport parla dell'importanza di Rodrigo Palacio per Roberto Mancini. Il tecnico nerazzurro riparte dall'ex Genoa, con lui anche gli altri giocano meglio:
«Se lo avessimo avuto a Roma probabilmente avremmo vinto». Lo disse allora e lo ripete oggi: perché Roberto Mancini – colui che dice e ribadisce – adora calcisticamente Rodrigo Palacio, «uno che si muove bene, ripiega, sa lavorare anche a centrocampo, mette pressione agli avversari, ha esperienza e soprattutto è decisivo».
IL GANDALF DELL’INTER - Otto giri alla fine «e chiaramente la Roma è avvantaggiata avendo 5 punti di vantaggio, ma per il calcolo delle possibilità qualcosa dovrà pur perdere e noi dovremo vincerne tante, o tutte, di partite che restano. Queste gare saranno decisivissime». In queste, Mancio sceglie Palacio: il saggio, il Gandalf (quello del Signore degli Anelli) interista. Ecco: detto che Rodrigo Palacio (una tantum) non fu molto saggio contro il Bologna prendendosi un giallo che gli fece saltare l’Olimpico, ecco che il giovane-adulto ritorna perché Mancio lo vuole e lo ritiene indispensabile. Più di altri.
LA MISSIONE - Rodrigo ha un dono che altri non hanno: giochi con lui, giochi meglio. Ti migliora. Lo sa Mauro Icardi che cerca i gol numero 49 e 50 in nerazzurro; lo sanno anche i centrocampisti che lo vedono andare a tampinare il dispenser di azioni dell’avversario. Palacio è un leader silenzioso: non fa casino se non gioca, incasina gli altri se Mancio lo mette in campo. Ora la missione è migliorare anche Eder («Lui non si discute» dice Mancini), ma anche di ritrovare un gol che non arriva da una vita: El Trenza ha messo dentro un solo gol in campionato, al Carpi, ovvero l’ultima volta che l’Inter non ha vinto a San Siro. Morale: ora servono i suoi gol. Dopo quel pomeriggio con gol contro il Carpi – Coppa Italia compresa – 5 vittorie di fila in casa: non succedeva dai tempi di Leonardo, maggio 2011. Al Torino, Palacio ha realizzato tre gol e infilato un assist: successe nella gara d’andata, per Kondogbia, quando l’Inter era in testa.
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