- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
primo piano
Beppe Marotta non ha dubbi. L'Inter non sa perdere. Ecco le sue dichiarazioni in merito alle "futili" polemiche arbitrali dei nerazzurri: “Il nuovo filmato che fa infuriare l’Inter? Sono imbarazzato nel rispondere: non immaginavo che dopo una bella partita ci si potesse ancora dilungare andando ad analizzare episodi che non sono esistiti. Dico, da uomo di calcio, che in Italia dovremmo allenare giocatori, allenatori e dirigenti a una cultura della sconfitta che nel nostro paese non esiste. In Italia esiste la cultura della polemica nei confronti dell’arbitro.” Peccato che il dg bianconero non sia sempre stato della stessa idea nel corso degli anni. Sia da dirigente della Sampdoria che da dirigente bianconero si è spesso sfogato contro l'arbitro di turno, reo di aver commesso degli errori (ah, la cara vecchia legge della compensazione...). Sfoghi rintracciabili sul web, dichiarazioni messe nero su bianco. Perché evidentemente risulta molto più facile parlare di cultura della sconfitta quando si vince, meno quando si perde e si subiscono torti arbitrali...
"C'è molto da recriminare, credo non si possano subire situazioni del genere. È un errore che incide pesantemente, nessun commento da parte mia se non questo: speriamo che il calcio italiano venga protetto, speriamo a livello internazionale di farci tutelare". Beppe Marotta punta il dito contro la direzione di gara dello svedese Eriksson e dei suoi collaboratori dopo la clamorosa eliminazione dei bianconeri. "Ho visto espulsioni per situazioni molto più lievi di questa - aggiunge riferendosi anche al possibile rosso non sventolato a Kimmich per una gomitata ad Alex Sandro -. Non voglio alibi, voglio sottolineare la nostra grande prova e chiedo che il nostro calcio venga maggiormente tutelato. È un danno in termini di ranking e anche economico". Sull'azione del 4-2 del Bayern altro presunto fallo di Kimmich su Pogba, Marotta ripete: "Non cerchiamo alibi, ma certe direzioni non fanno il nostro bene e se pensiamo all'economia dell'andata e del ritorno, non abbiamo avuto alcun favore, anzi al contrario".
(16 marzo 2016)
© RIPRODUZIONE RISERVATA