All'università Ca Foscari è intervenuto Beppe Marotta che ha detto la sua sulle sfide del calcio attuale a livello economico e a livello di costruzione di una squadra e l'ad dell'Inter ha sottolineato l'importanza dell'aspetto umano di un giocatore e la differenza tra un calciatore talentuoso e un campione. Poi si è soffermato anche sull'importanza delle plusvalenze:
primo piano
Marotta: “Vi spiego la differenza tra talenti e campioni: due esempi. Nel calciomercato…”
L'ad nerazzurro ha parlato anche di come si cerca un giocatore durante le varie sessioni di mercato
-Calciatori prima risorsa del club, ma si sbaglia tanto sugli acquisti, come mai è così difficile trovare giocatori di qualità tecniche e fisiche?
Sapessi la risposta avrei vinto al totocalcio. Parliamo di numeri, quindi di economia dello sport, ma esiste anche un aspetto umano. Ci sono delle realtà oggettive e delle situazioni soggettive: i calciatori sono degli asset, ma un conto è trovarsi davanti ad una bottiglia di acqua e una cosa è ha a che fare con un giocatore quindi bisogna capire quali sono le sue caratteristiche umane oltre che calcistiche. La prima fase che si fa è di osservazione verso i giocatori e si vede se è bravo o meno a giocare, poi c'è la parte della negoziazione e spesso viene trascurata la valutazione umana ma è quello che fa la differenza. Un ottimo esempio è Ronaldo: oltre a essere un giocatore è un campione. Abbiamo tanti talenti, in una scala di valori differenti, e anche nel calcio c'è questa scala di valori. La differenza tra il talento e il campione è che il primo rappresenta qualità innate, ma per diventare campione servono qualità umane come intelligenza, esperienza, sapersi relazionare, avere un buon carattere. I giocatori devono avere anche questi requisiti. Ho avuto la fortuna di gestire giocatori come Cassano, alla Samp, e se parlo di lui devo dire che era un talento. Qualità calcistiche eccezionali nel dna ma non è riuscito a trasformarle e a farle crescere e non può essere catalogato nei campioni, come Ronaldo. Quando si parla di costruzione di una squadra, quando si parla di calciomercato servirebbe quindi la capacità di individuare dei giocatori che sono profili adatti per la squadra che si vuole costruire ma che hanno grandi potenzialità anche come persone. Una squadra di calcio è un gruppo che poi diventa squadra e serve una visione di insieme, degli obiettivi a cui si arriva in condivisione e valorizzando le proprie capacità».
IL CALCIOMERCATO - «Nelle mie attività di calciomercato ho avuto a che fate con giocatori che hanno grande talento e poi si sono dimostrati calciatori normali. Ieri il calciomercato era un momento che si svolgeva in estate e i tifosi andavano a cercare di capire le novità dimenticandosi che già confermare la squadra dell'anno prima è un atto di forza a volte. Le sedi per i trasferimenti c'erano già quando i calciatori erano soggetti passivi, dovevano accettare i trasferimenti, ma dal 1981, con la legge 81, i giocatori hanno un altro rapporto con i club, come se fossero dei dipendenti, anche se non sono dipendenti normali, e ora decidono il loro destino. E nell'economia delle squadre che sono diventate modello di business, il calciomercato ora è una voce importante per i bilanci, soprattutto in quanto a plusvalenze cioè il numero generato dalla cessione del giocatore che messo in relazione storico all'interno del bilancio porta ad un ricavo in genere positivo. Il carattere economico della plusvalenza quindi è rilevante e se vogliamo essere maggiormente competitivi dobbiamo ricorrere a queste plusvalenze per far tornare i conti in base al fair play finanziario a cui siamo assoggettati. Importante quindi l'attività di recruting dei giocatori. Importante anche per le società medie che devono garantire la loro continuità. Piatek, che a gennaio è andato al Milan, con una valutazione di 40 mln, nell'economia di bilancio del Genoa ha portato ad un ricavo pari al 50% del fatturato del club. Vale per le medio piccole e per le big devono cercare di incrementare il valore qualitativo della squadra che deve competere con società che hanno ricavi molto più grandi».
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